Il fantasma di parigi, dove hemingway soggiornò tra il 1921 e il 1928, accompagnò lo scrittore per tutta la vita, tornandogli prepotentemente alla mente soprattutto a partire dal 1957 quando, ormai malato, si fece urgente il bisogno di dedicare a quella città in cui era stato 'molto povero e molto felice' il suo ultimo romanzo, rimasto incompiuto nella stesura finale e pubblicato postumo. Celebrazione della 'vita intesa come una fiesta', ricca ogni giorno di nuove esperienze e nuove illusioni, «festa mobile» ci racconta di bistrò, marciapiedi, bevute, oppio, corse dei cavalli, campioni di ciclismo con tanto di baffi. Di snobismo letterario e sociale, di una fame che diventa scuola e disciplina, di cose pulite e cose meno pulite. Parigini, americani, e sopra tutto lei, parigi. È un libro di ricordi, e molto di più: l'opera d'addio che dà l'estrema misura di un attaccamento insuperabile alla giovinezza, all'energia di vivere, agire ed esprimersi come scrittore.
Composto febbrilmente tra il 1928 e il 1929, 'addio alle armi' è la storia di amore e guerra che hemingway aveva sempre meditato di scrivere ispirandosi alle sue esperienze del 1918 sul fronte italiano, e in particolare alla ferita riportata a fossalta e alla passione per l'infermiera agnes von kurowsky. I temi della guerra, dell'amore e della morte, che per diversi aspetti sono alla base di tutta l'opera di hemingway, trovano in questo romanzo uno spazio e un'articolazione particolari. È la vicenda stessa a stimolare emozioni e sentimenti collegati agli incanti, ma anche alle estreme precarietà dell'esistenza, alla rivolta contro la violenza e il sangue ingiustamente versato. La diserzione del giovane ufficiale americano durante la ritirata di caporetto si rivela, col ricongiungimento tra il protagonista e la donna della quale è innamorato, una decisa condanna di quanto di inumano appartiene alla guerra. Ma anche l'amore, in questa vicenda segnata da una tragica sconfitta della felicità, rimane un'aspirazione che l'uomo insegue disperatamente, prigioniero di forze misteriose contro le quali sembra inutile lottare.
Accanto a un gruppo di storie che hanno per protagonista l'alter ego di hemingway, nick adams, spiccano in questa raccolta alcuni racconti dall'architettura perfetta, fra cui 'le nevi del kilimangiaro', 'la breve vita felice di francis macomber' e 'colline come elefanti bianchi', nei quali risalta lo stile asciutto e rigoroso dello scrittore, capace di dare risonanza all'esperienza individuale senza perdere il contatto con gli elementi della realtà che la fondano. 'i quarantanove racconti', pubblicati nel 1938, sono stati considerati fin dal loro apparire una delle opere fondamentali di ernest hemingway, forse il punto più alto e rappresentativo della sua inconfondibile tecnica narrativa.
«non credo più alla vittoria. » «neanch'io. Ma non credo alla sconfitta. Anche se sarebbe meglio. » «a che cosa crede? » «al sonno. »guerra, amore e morte, temi fondamentali della narrativa di hemingway, si intrecciano in questo romanzo tra i più celebri e amati della letteratura di ogni tempo. Ispirato all'esperienza dello scrittore sul fronte italiano nella prima guerra mondiale, addio alle armi narra la diserzione di un giovane ufficiale americano durante la ritirata di caporetto e la sua indimenticabile storia d'amore con una crocerossina. La viva percezione sia dell'incanto sia dell'estrema precarietà dell'esistenza, insieme al sentimento di rivolta contro il sangue versato ingiustamente, dà voce a una vibrata condanna della disumanità della guerra.
Un episodio di guerriglia durante la guerra civile spagnola, un ponte che deve essere fatto saltare, un piccolo gruppo di partigiani uniti dall'unica speranza che 'un giorno ogni pericolo sia vinto e il paese sia un posto dove si vive bene'; in mezzo a tutto questo, robert jordan, il dinamitardo, l'inglés giunto da madrid per organizzare la distruzione del ponte. Robert è un irregolare nell'esercito repubblicano, un intellettuale votato a una causa che, tra mille dubbi, egli sente non meno sua degli altri: perché al di là di ogni errore e di ogni violenza ci sia pace e libertà per tutti.
Pubblicato nel 1926, 'fiesta' è il libro che ha consacrato il suo autore ventisettenne tra i più importanti scrittori americani della 'generazione perduta'. Basato su una materia ampiamente autobiografica (i viaggi compiuti da hemingway con la moglie e alcuni amici in spagna a partire dal 1923), il romanzo narra le vicende di un gruppo cosmopolita di giovani espatriati, con le loro burrascose inquietudini esistenziali e sentimentali. In queste pagine lo scrittore raggiunge uno stile già maturo, calibrato tra cronaca e poesia, asciutto, essenziale, con dialoghi che riescono a mettere a nudo l'anima dei suoi personaggi, e a infondere loro la vita.
Dopo ottantaquattro giorni durante i quali non è riuscito a prendere nulla, il vecchio santiago trova la forza di affrontare il mare per una pesca che rinnova il suo apprendistato e ne sigilla la simbolica iniziazione. Nella disperata caccia a un enorme pesce spada dei caraibi, nella lotta contro gli squali che un pezzo alla volta gli strappano la preda, lasciandogli solo il simbolo della vittoria, santiago stabilisce, forse per la prima volta, una vera fratellanza con le forze incontenibili della natura e, soprattutto, trova dentro di sé il segno e la presenza del proprio coraggio, la giustificazione di tutta una vita.
'verdi colline d'africa' (1935) racconta un safari che hemingway fece in compagnia della moglie pauline. Oltre a ritrarre con 'precisione' e 'verità' il mondo della caccia, hemingway non rinuncia a conversazioni sull'arte dello scrivere e a riferimenti alla tradizione letteraria americana. Ne risulta un romanzo appassionante che, pur registrando fedelmente la realtà, ha il fascino di una creazione di fantasia. Un libro - per il 'times literary supplement' 'che è espressione di una profonda gioia per la vita in africa. Ii gioco della caccia è una parte intensa di quella gioia, ma c'è di più: il colore e l'odore del paese, la compagnia degli amici. E la sensazione che il tempo non conti più'.
«poter cacciare tutta la vita e scrivere finché riesci a vivere. »verdi colline d'africa (1935) racconta un safari che hemingway fece in compagnia della moglie pauline. Oltre a ritrarre con «precisione» e «verità» il mondo della caccia, hemingway non rinuncia a conversazioni sull'arte dello scrivere e a riferimenti alla tradizione letteraria americani. Ne risulta un romanzo appassionante che, pur registrando fedelmente la realtà, ha il fascino di una creazione di fantasia. Un libro – per il «times literary supplement» – «che è espressione di una profonda gioia per la vita in africa. Il gioco della caccia è una parte intensa di quella gioia, ma c'è di più: il colore e l'odore del paese, la compagnia degli amici. E la sensazione che il tempo non conti più».