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Julien Tromeur


Classifica Libri di Paolo Rumiz

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Libri in questa classifica: 24

Pagina 2 di 3

Posizione in classifica: 11

Tre Uomini In Bicicletta

Paolo Rumiz

Società - Documenti giornalistici

Tre Uomini In Bicicletta
'dove andate? ' istanbul. Confine di trieste, ore 16, vento di nordest. Il poliziotto sloveno confronta i ciclisti sbucati dal nulla con le foto segnaletiche sui loro passaporti. Altan francesco, 58, vignettista. Rigatti emilio, 47, professore. Rumiz paolo, 53, giornalista. I tre matti in mutande aspettano davanti all'autorità costituita, si godono l'effetto della loro risposta demenziale. Sanno che l'uomo in divisa deve calcolare in fretta molte distanze anomale. Primo, tra la lentezza delle bici e la lunghezza della strada, duemila chilometri. Secondo, fra la rispettabile maturità dei viaggiatori e le loro sacche da globe-trotter. Terzo, tra la nobiltà della meta finale e la miseria che c'è in mezzo, i balcani.
Punteggio: 821
               

Ultimo aggiornamento punteggio: 12/01/2022

Posizione in classifica: 12

Il Veliero Sul Tetto
Appunti Per Una Clausura

Paolo Rumiz

Classici, poesia, teatro e critica - Saggi

Il Veliero Sul Tetto<br>Appunti Per Una Clausura
Paolo rumiz tiene un diario della clausura che entra sotto la pelle della cronaca, per restituirci il cuore di una grande mutazione, «al termine della quale non saremo più gli stessi». Nel vuoto della quarantena, la bora pulisce l'aria, il mondo è sfebbrato, respira. La casa miagola, geme, rimbomba come un pianoforte pieno di vento mentre la città stessa vibra come un sismografo su linee di faglia. E un mattino l'autore sale per una botola fin sul tetto, che diventa il suo veliero. Lì il suo sguardo si fa aeronautico, gli spalanca la visione della catastrofe e allo stesso tempo del potenziale di intelligenza e solidarietà che può ancora evitarla. Gli svela un'europa col fiato sospeso, dai villaggi irlandesi alle isole estreme delle cicladi, dalle valli più segrete dei carpazi al lento fluire della neva a pietroburgo. Milioni di persone che vegliano, incerte sul loro futuro. Gli affetti veri sono resi più vicini dalla forzata lontananza, e si scrive a chi si ama come soldati in trincea, mentre il virus accelera la presa d'atto di un processo che obbliga a riprogettare il proprio ruolo di cittadini in un mondo diverso. Della clausura rumiz tiene un diario che entra sotto la pelle della cronaca, per restituirci il cuore di una grande mutazione, «al termine della quale non saremo più gli stessi». Non è più tempo di guardarsi l'ombelico. Ora i narratori hanno una responsabilità enorme, devono offrire visione, prospettiva, consapevolezza, speranza. Ma non una speranza astratta, beota. No, quella vera, che nasce dal suo opposto, dal fondo della disperazione.
Punteggio: 811
               

Ultimo aggiornamento punteggio: 02/09/2022

Posizione in classifica: 13

Il Filo Infinito

Paolo Rumiz

Religione - Edifici di culto

Il Filo Infinito
Dopo appia e come cavalli che dormono in piedi, un nuovo grande viaggio. Da norcia e ritorno, attraverso l'europa dei monasteri, alla riscoperta dei nostri valori fondanti. «È un filo che si tesse e si spezza a seconda degli incontri: dentro ci si capisce al volo anche con alfabeti diversi, fuori basta una testa calda per riportarci al tempo del 'prima noi! '» - raffaele oriani, il venerdì 'oggi la vera terra di missione non è l'africa ma quest'europa che perde la bussola, riduce la fede a estetica, gioca con miasmi di morte, e dove i paesi che hanno voluto l'unione sembrano i primi a volerla distruggere. ' «che uomini erano quelli. Riuscirono a salvare l'europa con la sola forza della fede. Con l'efficacia di una formula semplicissima, 'ora et labora'. Lo fecero nel momento peggiore, negli anni di violenza e anarchia che seguirono la caduta dell'impero romano, quando le invasioni erano una cosa seria, non una migrazione di diseredati. Ondate violente, spietate, pagane. Unni, vandali, visigoti, longobardi, slavi e i ferocissimi ungari. Li cristianizzarono e li resero europei con la sola forza dell'esempio. Salvarono una cultura millenaria, rimisero in ordine un territorio devastato e in preda all'abbandono. Costruirono, con i monasteri, dei formidabili presidi di resistenza alla dissoluzione. Sono i discepoli di benedetto da norcia, il santo protettore d'europa. Li ho cercati nelle loro abbazie, dall'atlantico fino alle sponde del danubio. Luoghi più forti delle invasioni e delle guerre. Gli uomini che le abitano vivono secondo una 'regola' più che mai valida oggi, in un momento in cui i seminatori di zizzania cercano di fare a pezzi l'utopia dei loro padri: quelle nere tonache monacali ci dicono che l'europa è, prima di tutto, uno spazio millenario di migrazioni. Una terra 'lavorata', dove - a differenza dell'asia o dell'africa - è quasi impossibile distinguere fra l'opera della natura e quella dell'uomo. Un paradiso che è insensato blindare con reticolati. Da dove se non dall'appennino, un mondo duro, abituato da millenni a risorgere dopo ogni terremoto, poteva venire questa formidabile spinta alla ricostruzione dell'europa? Quanto è conscia l'italia di questa sua centralità se, per la prima volta dopo secoli, lascia in macerie le terre pastorali da dove venne il segno della rinascita di un intero continente? Quanto c'è ancora di autenticamente cristiano in un occidente travolto dal materialismo? Sapremo risollevarci senza bisogno di altre guerre e catastrofi? ». All'urgenza di questi interrogativi paolo rumiz cerca una risposta nei fortini dove resistono i valori perduti, in un viaggio che è prima di tutto una navigazione interiore. I guardiani dell'arca costituisce, insieme al canto epico «evropa», un dittico dedicato all'europa, alle sue origini, al suo futuro.
Punteggio: 800
               

Ultimo aggiornamento punteggio: 27/06/2024

Posizione in classifica: 14

L' Italia In Seconda Classe

Paolo Rumiz

Società - Documenti giornalistici

L" Italia In Seconda Classe
'per una volta, ladies and gentlemen, non allacciatevi le cinture. Don't fasten your seat belts. Si parte in treno, la cenerentola dei trasporti. Si fa l'italia in seconda classe, per linee dimenticate. Buttate dunque a mare duty free, gate, flight, hostess e check-in. Lasciate le salette business a parlamentari e commendatur. Questo è un viaggio hard, fatto di scambi, pulegge, turbocompressori e carbone. E noi lo faremo, anche a costo di farci sbattere da una squinternata vagona baldracca, un glorioso rudere che cigola e scoreggia sulla rete di ferro, in attesa di rottamazione. 'in tasca, un'idea corsara. Percorrere 7480 chilometri, come la transiberiana dagli urali a viadivostok. Una distanza leggendaria, un gomitolo lungo come l'asia da srotolare dentro la penisola. Non sappiamo ancora dove andremo e in quanto tempo consumeremo questo buono chilometrico che nessun biglietto può contenere. Sappiamo solo che il nostro è un conto alla rovescia che ci obbligherà a scendere al chilometro zero. Il treno, non l'aereo, ha fatto l'italia. Un piccolo treno come questo che arranca tra praterie e fichi d'india. Siamo in ballo. Il viaggio comincia. ' (paolo rumiz). Con i disegni di altan e una premessa del misterioso 740.
Punteggio: 743
               

Ultimo aggiornamento punteggio: 27/07/2021

Posizione in classifica: 15

Come Cavalli Che Dormono In Piedi

Paolo Rumiz

Biografie - Autobiografie

Come Cavalli Che Dormono In Piedi
'perché proprio qui e ora, in viaggio verso l'alba, inseguito dalla notte di novembre, alla vigilia dei giorni dei morti, ritrovo la pienezza del mito di europa, la terra del tramonto dove i popoli si ammassano e non esiste alternativa fra il massacro e la coabitazione? ' questo è il racconto di un viaggio in treno, anzi di molti viaggi in treno. Il narratore parte per la galizia: che prima nel 1914 e poi nel 1915 fu teatro di pesantissimi combattimenti fra russi e austro-ungarici. Lì scorre il primo sangue della grande guerra. Lì il narratore raccoglie le prime voci, le voci che vengono dalle piccole luci dei cimiteri polacchi dove le tombe si lucidano sino a farle brillare. E quelle voci si sommano alle altre che progressivamente rumiz raccoglie: i tedeschi, gli italiani, gli austriaci sembrano parlare la stessa lingua della morte subita. E quei cimiteri si rivelano abitazioni create per l'eterno. Sul treno che lo riporta in italia dalla polonia il narratore fatalmente smarrisce il quaderno degli appunti. Quella perdita gli stringe il petto come una morte. Vi legge con nettezza il rischio della perdita della memoria storica che è di fatto il segno più luttuoso a cui noi fragili umani siamo esposti. Per fortuna arrivano come benedizione i nuovi racconti orali, l'aprirsi delle cassapanche dove le famiglie tengono come preziosi cimeli i diari, gli appunti, le cartoline, gli effetti personali di chi non è più. Da quei racconti la memoria risospinge il racconto in russia, in ucraina, a leopoli, là dove si destano le rimembranze di alpini passati dalla guerra alla rivoluzione leninista. La lenta tradotta su cui viaggia il narratore accoglie fantasmi di soldati: i fantasmi dei vivi si accompagnano a quelli dei morti e il viaggio finisce a redipuglia.
Punteggio: 706
               

Ultimo aggiornamento punteggio: 27/07/2021

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