Gli abitanti dei monti - un territorio aspro e selvaggio - possiedono dei doni: uno per famiglia, passato ai discendenti per via ereditaria. Doni meravigliosi: la capacità - con un gesto, una parola, un'occhiata - di chiamare gli animali, di accendere il fuoco, di spostare la terra. Doni terribili: la possibilità di spezzare un arto, di ottenebrare la mente, di scatenare una malattia devastante. E gli uomini e le donne dei monti vivono nel continuo terrore che una famiglia 'scateni' il proprio dono contro le altre, mutilandole, sterminandole o rendendole schiave. Ma, così facendo, non rinunciano forse a ciò che hanno di più prezioso?
Mentre lavoravo a 'l'ombra dello scorpione' il sentimento che mi ha guidato di più nella scrittura è stato il brivido di immaginare un intero, radicato ordine sociale distrutto in un solo colpo l'errore di un computer, l'incoscienza di pochi uomini e si scatena la fine del mondo. Il morbo sfuggito a un segretissimo laboratorio semina morte e terrore. Il novantanove per cento della popolazione della terra non sopravvive all'apocalittica epidemia e per i pochi scampati c'è una guerra ancora tutta da combattere, una lotta eterna e fatale tra chi ha deciso di seguire il bene e appoggiarsi alle fragili spalle di mother abagail, la veggente ultracentenaria, e chi invece ha scelto di calcare le orme di randall, il senza volto, il male, il signore delle tenebre.
Mito, metafora e storia si fondono per sferrare una satira energica contro i regimi totalitari. Ma non solo: c'è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge brutale sull'intreccio tra sessualità e politica. Quello che l'ancella racconta sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il presente. «
Il romanzo ha come scenario l'evolversi fatale della mutazione climatica i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti e assunta ormai ad argomento costante dei mezzi di informazione. Valga per tutti questa dichiarazione dell'eminente scienziato carlo rubbia: «inutile nasconderlo, la situazione creata dall'aumento della temperatura dovuta all'effetto serra è drammatica. Il pianeta sta schiattando. Ci vorrà qualche decina d'anni, non di più. L'aumento della popolazione e dei consumi energetici rendono urgente la ricerca di nuove forme pulite e inesauribili di energia, ma oggi non c'è una via di uscita convincente». Una spedizione, alla ricerca di altra vita nello spazio, sbarca su un pianeta che si suppone abitato. Nonostante l'ideale posizione rispetto al sole, la dimensione e tutti i parametri che classificherebbero il pianeta come adatto alla vita, l'equipaggio si trova di fronte a uno scenario angosciante. Sono ancora visibili i segni di una civiltà relativamente avanzata, ma ogni forma di vita è stata annientata. Agli esploratori non resta che tentare di spiegare i motivi della tragedia che l'autore narra con drammatico realismo. Difatti il libro, pur mantenendo la struttura del romanzo, si basa su rigorose ricerche e studi scientifici sulla variazione del clima e le sue conseguenze.
La scacchiera prende forma, le pedine si muovono. I giochi di potere acquistano forza e i primi scontri incendiano il pianeta. Tuoni assordanti accompagnano battaglie aeree, il fulmine incoraggia le reboanti magie dei cannoni, la terra viene scossa incessantemente dalle marce dei soldati e il sangue si sparge in ogni continente. Duelli in campo aperto, scontri epici, sotterfugi politici, riscontri inaspettati. Le fazioni si schierano mentre ansorac si risveglia chiamata dal declino della società. La verità si delinea su nuovi orizzonti.
In un unico volume, l'ultima opera di philip k. Dick. «questo libro dimostra ancora una volta la grande erudizione di philip k. Dick, oltre alla profonda analisi dell'animo umano e all'ironia tagliente che lo caratterizzano» – publishers weekly «a chiunque si sia perso negli infiniti modelli di realtà del mondo moderno, diciamo: philip k. Dick era lì prima di voi» – terry gillian precorrendo i motivi cari al cyberpunk, philip k. Dick affonda la penna nei temi della decadenza, delle fantasie cosmiche e delle inquietudini interiori che attanagliano l'uomo moderno. Chi o cos'è valis? È un'imperscrutabile entità intelligente che vive nello spazio? O forse un meccanismo, una formula o, ancora, un essere vivente vero e proprio, che emana uno sconvolgente flusso di informazioni sulla natura dell'universo? Nella ricerca di verità supreme, «valis» pone il lettore di fronte a una serie di folgoranti interrogativi: cosa rappresentano la realtà e il divino, esistono davvero oppure sono semplici invenzioni della nostra mente? In «divina invasione», un dio alieno tenta di stabilire un contatto con i terrestri come mai è accaduto prima: invia sulla terra il proprio figlio, privo di memoria. Ma una presenza sovrannaturale è capace di impregnare di sé l'universo: l'ennesima, efficacissima variazione dickiana sul tema della realtà-divinità nella quale gli uomini si dibattono. «la trasmigrazione di timothy archer» ruota attorno alla vita dissoluta del vescovo archer, attraverso l'impietoso giudizio della controparte femminile, che scetticamente partecipa alla sua ricerca della verità metafisica, decidendo infine di abbandonarlo al proprio destino.
La scacchiera prende forma, le pedine si muovono. I giochi di potere acquistano forza e i primi scontri incendiano il pianeta. Tuoni assordanti accompagnano battaglie aeree, il fulmine incoraggia le reboanti magie dei cannoni, la terra viene scossa incessantemente dalle marce dei soldati e il sangue si sparge in ogni continente. Duelli in campo aperto, scontri epici, sotterfugi politici, riscontri inaspettati. Le fazioni si schierano mentre ansorac si risveglia chiamata dal declino della società. La verità si delinea su nuovi orizzonti.
Vincitore del premio hugo 2016. Miglior romanzo. È iniziata la stagione della fine. Con un'enorme frattura che percorre l'immoto, l'unico continente del pianeta, da parte a parte, una faglia che sputa tanta cenere da oscurare il cielo per anni. O secoli. Comincia con la morte, con un figlio assassinato e una figlia scomparsa. Comincia con il tradimento e con ferite a lungo sopite che tornano a pulsare. «non è da tutti sovvertire un genere letterario. Dargli un nuovo inizio da cui non si potrà più prescindere. N . K . Jemisin ci è riuscita, con la narrativa fantastica» - valerio evangelisti «la quinta stagione è una bomba! N . K . Jemisin entra per direttissima nell'olimpo dei grandi della narrativa fantastica, tra frank herbert e ursula k. Le guin» - francesco guglieri «quando è il mondo a essere mostruoso, la fine del mondo diventa un trionfo narrativo» - naomi novik ciò che devi raccontare è questo: la fine di una storia è solo l'inizio di un'altra. È già accaduto, dopo tutto. La gente muore. I vecchi ordini passano. Nascono nuove società. Quando diciamo:
Il primo volume del ciclo i canti di hyperion nel 2700 gli esseri umani, grazie allo sviluppo della tecnologia dei teleporter, si spostano istantaneamente nella galassia, ma un terribile esperimento, il grande errore, ha causato la distruzione della terra e la diaspora dell'uomo nello spazio, dando vita così a una nuova federazione che unisce tutti i mondi abitati: l'egemonia dell'uomo. Alla vigilia dell'armageddon, sette pellegrini affrontano un ultimo viaggio verso hyperion, in cerca delle risposte agli enigmi della loro vita. Ognuno di loro deve raccontare agli altri la propria storia, per farsi conoscere e dimostrare di non essere una spia. I racconti dei sette ruotano intorno ai mondi e alle difficoltà che circondano lo spazio: dalla minaccia degli ouster, discendenti dei primi coloni che fanno a meno della tecnologia, al ruolo della chiesa shrike, temuta da tutti. E in questi racconti, di una bellezza sfolgorante, sta la chiave che permetterebbe loro di salvare l'umanità.
Nel 1992 la guerra mondiale ha ucciso milioni di persone e condannato all'estinzione intere specie, costringendo l'umanità a colonizzare lo spazio. Chi è rimasto sogna di possedere un animale vivente, e le compagnie producono copie incredibilmente realistiche: gatti, cavalli, pecore. Anche l'uomo è stato duplicato. I replicanti sono simulacri perfetti e indistinguibili, e per questo motivo sono banditi dalla terra. Ma a volte decidono di confondersi tra i loro simili biologici e di far perdere le proprie tracce. A san francisco vive un uomo che ha l'incarico di ritirare gli androidi che violano la legge, ma i dubbi intralciano spesso il suo crudele mestiere, spingendolo a chiedersi cosa sia davvero un essere umano. Tragico e grottesco assieme, il romanzo di philip dick racconta il panorama desolato della san francisco del futuro e il desiderio di amore e redenzione che alberga nei più umili, trasformando il genere fantascientifico in un noir cupo e metafisico. Un'opera che ha influenzato la visione della metropoli futura e ha anticipato i dilemmi della bioetica contemporanea. Introduzione e cura di carlo pagetti, postfazione di gabriele frasca.