Illmitz – romanzo d'esordio di susanna tamaro, mai pubblicato prima – ha una forza selvaggia e originale; è teso, incisivo, commovente e crudo; ed è un grido inesorabile contro la solitudine, e a favore dello splendore autentico della vita. Un giovane venticinquenne decide di intraprendere un viaggio a illmitz, città al confine tra austria e ungheria, in cui viveva la sua famiglia prima che i genitori si trasferissero sul carso. È un viaggio decisivo, che il protagonista, ora residente a roma, ha deciso di compiere per fare i conti con se stesso, con la propria inquietudine, la propria fragilità, e per dare un senso a uno strisciante senso di inadeguatezza, al mondo e alle persone che lo circondano. Ma sarà, per lui, inevitabilmente, un viaggio insieme ai fantasmi che si stagliano nella propria memoria: agnese, sua sorella, morta bambina, investita mentre attraversava una strada a occhi chiusi per mettere alla prova l'esistenza dell'angelo custode; il suo amico d'infanzia, andrea, rimasto nel paese natale, sul carso, lui sì, in salvo, vicino alle proprie radici; sua madre. Ma, soprattutto, illmitz fa emergere il centro di questa inquietudine: cecilia, la 'fidanzata' del giovane, impiegata a roma, dotata di una fisicità possente, una sessualità esuberante, un desiderio avvolgente, una vitalità istintiva. In lei il protagonista si specchia e con lei dovrà fare i conti.