Tre coppie di sorelle: a roma, a sarajevo assediata, nella tebe del mito. Sara, voce narrante che ha accolto in casa la fuggiasca musnida, contro il parere di sua sorella. Musnida, ombra opaca di una sorella eroina, morta per tentare di seppellire un fratello nemico: l'antigone di sarajevo. Ismene, sorella oscura dell'antigone tebana, che rifiuta l'eroismo ma non rinuncia a pensare. Un continuo oscillare fra passato e presente, fra vita quotidiana e tragedia, in cui rimbalzano come in un gioco di specchi gli interrogativi dell'oggi: le guerre, le barriere fra le persone e le identità, la paura dell'altro che fa scudo alla paura di ascoltare noi stessi.
Dal vincitore del premio bancarella un nuovo personaggio, vitale federici, protagonista di incredibili avventure nell'italia del settecento. «la meravigliosa magia della sua scrittura porta in un lampo in un altro mondo come solo i grandi romanzi fanno. » - maurizio de giovanni «io mi diverto molto con le storie di marcello simoni e ve le raccomando. » - antonio d'orrico dotato di arguzia e di un formidabile spirito di osservazione, il giovane vitale federici, cadetto di montefeltri, viene chiamato a indagare su un concatenarsi di delitti all'apparenza insolvibili. L'italia di fine settecento, tuttavia, si rivelerà presto ai suoi occhi come un insidioso gioco di apparenze, sotto il quale si celano le macchinazioni di aristocratici, religiosi e magistrati. Le città di roma, urbino e venezia diverranno per lui autentiche trappole mortali, dalle quali potrà salvarsi soltanto grazie al lume dell'intelletto e all'arte della dissimulazione.
Tre romanzi brevi ormai introvabili dal maestro del 'gotico rurale'. Tre storie che si intrecciano intorno a crimini a volte sanguinosi e plateali, a volte subdoli e sottili, che hanno per scenario la provincia italiana: una tranquilla, sonnolenta città 'a misura d'uomo', una campagna ricca e ordinata, una località di riviera che nell'immaginario dei vacanzieri rappresenta il perfetto luna park, ma che può contenere, come ogni luna park che si rispetti, anche un inquietante tunnel degli orrori. A fare da filo conduttore alle tre vicende non c'è solo l'ambientazione di provincia, ma anche gli stessi investigatori (il commissario righetti, l'ispettore cardona, i loro collaboratori) e un tema narrativo inquietante e di profondo impatto come quello della malattia, fisica e mentale. Da questi tre romanzi brevi emerge la particolare bravura di eraldo baldini nel creare suspense dalla prima all'ultima riga, la sua capacità di sfruttare al meglio le suggestioni e le atmosfere dei paesaggi, la sua penna originale, rapida e nel contempo elegante.
Le sbirre di questi racconti sono creature di confine, paladine mancate, guerriere comunque sconfitte, sedotte dal delitto, soggiogate dalla vendetta, in bilico tra bene e male. Il commissario alba doria indaga nel magma ribollente della rete telematica, tra le pieghe più segrete del dark web, laddove alligna l'odio che consuma il paese. Il vicequestore anna santarossa è già passata dall'altra parte e vende informazioni alla mafia bulgara. Sara morozzi legge le labbra della gente e interpreta il linguaggio del corpo. Ha i capelli grigi e un passato tra i ranghi di un'unità impegnata in intercettazioni non autorizzate: ora ha anche un conto da regolare. Dall'estremo nordest di una frontiera selvaggia fino alla napoli anonima di sobborghi e quartieri residenziali, passando per una roma in cui davvero aprile è il più crudele dei mesi e la primavera ha smesso di riscaldare i cuori, massimo carlotto, giancarlo de cataldo e maurizio de giovanni raccontano l'italia al tempo dell'illegalità globalizzata, delle fake news, del condizionamento di massa. Svelano le ossessioni, le paure e la privata ferocia di coloro che dovrebbero difendere l'ordine pubblico. Inaugurano una new wave della letteratura nera, in cui la donna non ha più nulla di fatale, ha rinunciato alle pose marziali della giustiziera e, lontana dall'eroismo inquirente, restituisce la cupezza di una realtà quanto mai controversa.
Un doppiopetto grigio, il borsalino in mano, un velo di brillantina sui capelli, lo sguardo basso. Sotto un cielo che affonda nel rosa di un tramonto infinito, un ragazzo degli anni cinquanta torna dal passato, si ferma sul pianerottolo della casa di famiglia e aspetta il figlio, ormai adulto. Com'è possibile? E perché è tornato ora, dopo tanto tempo? Sono due sconosciuti, ma sono padre e figlio. Insieme per la prima volta e solo per una sera, provano a raccontarsi le loro vite, quello che è stato e quello che poteva essere, la storia di due generazioni vicine eppure diversissime. Le parole dell'infanzia, i paesaggi, i volti trasformati dal tempo; e roma, quella più bella. Quella della radio, e della televisione che quel ragazzo timido e geniale ha contribuito a fondare. Ma qual è l'eredità di un padre che non c'è mai stato? Forse la malinconia, certe tristezze improvvise, la voglia di scherzare e di prendersi in giro, il ricordo commosso della donna che li ha amati. In un viaggio attraverso il dolore della perdita e la meraviglia della ricerca delle proprie radici, le parole si mescolano e si intrecciano fino a rivelare ciò che li unisce davvero. Perché non smettiamo mai di cercare il padre.
Denny ha solo sette anni, una madre tossica, un padre folle e alcolizzato, dei compagni di scuola che lo maltrattano e lo considerano pazzo. Quando è solo, per vincere il terrore inventa filastrocche inquietanti. Ha un unico amico, che si fa chiamare uomo dei sogni: è un vecchio crudele, trasandato, con un bastone in mano. Se qualcuno fa del male a denny, l'uomo dei sogni non perdona. Arriva e vendica. Pietro di anni ne ha quattordici. È un autistico geniale col dono del disegno. Unico testimone oculare delle aberranti sparizioni di alcuni ragazzini, pietro fa la sola cosa che gli riesce in modo esemplare: disegna ciò che ha visto. E ciò che ha visto è agghiacciante. Nessuno gli crede, nessuno tranne la sua educatrice professionale. Alice: quei disegni le tolgono il sonno e la precipitano nell'incubo, le ricordano qualcosa che molti anni prima aveva cercato di rimuovere. Ma ora il passato ritorna e travolge. E deve essere fermato.
'per noi la jolanda è un oggetto d'uso. Ci basta che funzioni bene e fine. Per i maschi, invece, il walter è come l'automobile: uno status symbol. Allora ecco che inventano la pomata che lo fa risvegliare di colpo: da spinacio a zucchina in un nanosecondo. E per te maschio che soffri di caduta libera, che hai il walter che fa bungee-jumping, c'è la calamita che te lo tira su come il ponte levatoio dei castelli. Senti anche il rumore: sradadadadan. E poi c'avete sfrantecato con 'sta storia del vostro lato femminile. Non ne possiamo più di vedere uomini che si depilano, tutti ponzi depilati. I maschi di oggi son tutti senza peli come pesche noci. Certo, anche noi donne abbiamo i nostri sporchi trucchi. Tipo il virginity soap, un sapone che serve a ricostruire la verginità. Se prima della insaponata la vostra jolanda era una autostrada a quattro corsie, dopo diventa una mulattiera. Se prima era una saccoccia da grembiule, dopo diventa un'asola. Se prima era una nave scuola, dopo diventa una gondola. ' parlare di walter e jolanda è un modo per parlare del mondo. Luciana littizzetto lo ha capito. Nelle sue pagine i nostri organi genitali diventano qualcosa di superiore, quasi metafisico: lo yin e lo yan, i due assi cartesiani dell'universo. E come per magia la comicità si allarga e diventa satira.