Da bergson a eco passando per borges, montale e fosco maraini, un viaggio straordinario ed esilarante per rispondere alla domanda: è possibile insegnare a un computer che stiamo scherzando? «il gioco, come il riso, nasce dalla capacità di separare realtà e finzione. Ed è questa capacità che ci rende umani prima di tutto» il linguaggio è un meccanismo cognitivo di tipo computazionale – determinato biologicamente – in grado di generare a partire da un insieme limitato (le parole) un insieme illimitato di espressioni gerarchicamente strutturate (le frasi). Come funziona questo meccanismo? Quali sono le operazioni matematiche che compiamo quando parliamo? In che modo gli elementi più semplici vanno a costruire quelli più complessi? In che modo il linguaggio attiva il nostro cervello? E quello di un computer? 'henri poincaré diceva che la matematica non è lo studio degli oggetti, ma delle relazioni tra gli oggetti; al tempo stesso, una lingua è fatta principalmente di relazioni tra oggetti, non da oggetti sbattuti lì a caso, ed è proprio leggendo queste relazioni che il nostro cervello si accende e, oltre a riconoscere, costruisce una storia, una sequenza di avvenimenti temporali veri o presunti, vivi o defunti. ' che rapporto c'è tra questa lettura e un'emozione fondamentale come una risata? Da guareschi a edgar allan poe e georges perec; dai concetti di ridondanza e interdipendenza su cui claude elwood shannon fondò la teoria matematica della comunicazione – alla base di gran parte della tecnologia informatica che usiamo tutti i giorni – agli esperimenti di amos tversky e daniel kahneman, i padri dell'economia comportamentale che hanno rivoluzionato il mondo della psicologia; da bergson a eco passando per borges, montale e fosco maraini, un viaggio straordinario ed esilarante per rispondere alla domanda: è possibile insegnare a un computer che stiamo scherzando?
Giusto? Sbagliato? Si dice così? Si scrive così? Una lettura curiosa, utile e concreta sulle norme della nostra lingua, le sue complicazioni e le sue raffinatezze. A scriverla è uno dei più noti grammatici italiani. Luca serianni insegna storia della lingua italiana nell'università di roma la sapienza. Accademico della crusca, è autore di una insuperata grammatica italiana.
Ogni parola ha una voce. Ascoltarla vuol dire conoscere gli incontri, i misteri, le disgrazie e le fortune che ne hanno segnato la strada. Perché ogni parola ha una storia da raccontare. «dieci capitoli in cui l'autore toglie i panni di romanziere e rimette quelli di insegnante per accompagnarci nei meandri della lingua e 'scongiurare il rischio, oggi così concreto, di rimanere in balia di un linguaggio superstizioso, che ci abbaglia e ci impressiona ma che non comprendiamo davvero'» - annachiara sacchi, corriere della sera quando ci raccontano l'etimologia di una parola proviamo spesso una sensazione di meraviglia, perché riconosciamo qualcosa che non sapevamo di sapere, un universo di elementi che era sotto i nostri occhi ma che non avevamo mai notato. Allora come è possibile che l'etimologia, cosí carica di fascino, non riceva la considerazione che merita? Eppure padroneggiare le parole nella loro storicità e non possederne solamente la scorza ha dei vantaggi. Per esempio, chi acquisisce una forma mentis etimologica sa che attribuire a qualsiasi vocabolo un solo significato è limitativo. Da questo punto di vista l'etimologia è come la poesia, perché sa offrire sempre un'immagine o un gesto che danno tridimensionalità alla parola. Inoltre, quando ne conosciamo l'archeologia, possiamo chiederci se l'uso odierno dei vocaboli conservi ancora qualcosa del significato originale e, nel caso non sia cosí, indagarne le ragioni. Attraverso dieci appassionanti scavi etimologici, balzano ci dice non solo che ogni parola ha un corpo da rispettare, ma anche che non è un contenitore da riempire a piacimento. Perché ogni parola ha una sua indipendenza e una sua vita.
'tra i libri che ho scritto, l'inglese, lezioni semiserie è quello che ha mostrato più spirito di indipendenza. ' scrive beppe severgnini. 'i lettori ne hanno fatto ciò che hanno voluto: un pamphlet sulla lingua del mondo, un gioco, una provocazione, un saggio di antropologia linguistica, un testo scolastico, un divertimento per quelli che l'inglese lo sapevano già, una speranza per quanti volevano impararlo. ' questa vitalità ha convinto che occorreva un aggiornamento. L'inglese cambia in fretta: pensate al linguaggio di internet o alle semplificazioni dell'inglese d'america. Nel libro troverete esercizi, cacce all'errore, indovinelli, analisi di opuscoli surreali, valutazioni di follie idiomatiche al limite del virtuosismo.
«la lingua italiana è dentro di te, ti appartiene. Impara a conoscerla e a usarla pienamente, proprio come fosse un organo del tuo corpo. »«la lingua è dentro di te. » l'italiano è la grande lingua di cultura consegnataci dalla storia per nostro uso e consumo. E anche lo strumento cognitivo di cui si è dotato il nostro cervello, dalla nascita in poi, se ci siamo formati qui. Non si può più parlare di lingua ignorando come la natura, che ci ha portato a essere homo sapiens, ha predisposto aree e funzioni del cervello che elaborano la grammatica. Sì, la grammatica che si forma silenziosamente in noi entro i primi anni di vita nella sfera della lingua orale e che poi bisogna scoprire a scuola: per insegnare agli occhi quello che l'orecchio già sa! Cioè, per imparare a leggere e scrivere, e non solo a livelli di base. «leggere e interpretare testi di vario tipo; capire che cos'è, precisamente, una 'frase' e cioè incontrare faccia a faccia la grammatica; regolarsi nella varietà di 'stili' dell'italiano; fronteggiare l'azione dei media, che in vari modi spesso ci alienano dalla nostra lingua; liberarsi da alcune preoccupazioni eccessive nell'uso normalmente comunicativo di essa; distinguere tra errore e divergenza stilistica. » tutti usiamo la lingua, ma pochi lo fanno con consapevolezza. Perdendo la possibilità di sfruttare altre parti del suo immenso potenziale. Francesco sabatini, presidente onorario dell'accademia della crusca, conosciuto dal pubblico televisivo per la sua grande capacità divulgativa, ci insegna a farlo in questa appassionante e innovativa lezione di italiano.
Il libro nasce da una serie di conferenze e seminari sulla traduzione tenuti da umberto eco a toronto, a oxford e all'università di bologna negli ultimi anni e dell'intervento orale cerca di mantenere il tono di conversazione. I testi si propongono di agitare problemi teorici partendo da esperienze pratiche, quelle che l'autore ha fatto nel corso degli anni come correttore di traduzioni altrui, come traduttore in proprio e come autore tradotto che ha collaborato con i propri traduttori. La questione centrale è naturalmente che cosa voglia dire tradurre, e la risposta - ovvero la domanda di partenza - è che significhi 'dire quasi la stessa cosa'. A prima vista sembra che il problema stia tutto in quel 'quasi' ma, in effetti, molti sono gli interrogativi anche rispetto al 'dire', rispetto allo 'stessa' e sosprattutto rispetto alla 'cosa'. Dato un testo, che cosa di quel testo deve rendere il traduttore? La semplice superficie lessicale e sintattica? Troppo facile, ovvero troppo difficile, come si vedrà.
Il linguaggio è una delle più straordinarie caratteristiche umane. A soli quattro anni un bambino conosce migliaia di parole e ha la capacità di costruire frasi così complesse, dal punto di vista grammaticale e sintattico, da surclassare la più potente intelligenza artificiale. Può una struttura così articolata crearsi da zero, per pura imitazione degli adulti, come hanno ritenuto in molti? Già negli anni sessanta noam chomsky aveva risposto con un'ipotesi ardita: a tutte le lingue del mondo è sottesa una stessa
Il linguaggio è una delle più straordinarie caratteristiche umane. A soli quattro anni un bambino conosce migliaia di parole e ha la capacità di costruire frasi così complesse, dal punto di vista grammaticale e sintattico, da surclassare la più potente intelligenza artificiale. Può una struttura così articolata crearsi da zero, per pura imitazione degli adulti, come hanno ritenuto in molti? Già negli anni sessanta noam chomsky aveva risposto con un'ipotesi ardita: a tutte le lingue del mondo è sottesa una stessa 'grammatica universale' e il cervello del bambino, fin dalla nascita, è predisposto a usarla. Steven pinker va oltre e dimostra che non solo l'uomo ha un istinto ereditario del linguaggio, ma che questo istinto, come la proboscide dell'elefante, è frutto dell'evoluzione naturale. Esistono allora i geni del linguaggio? Sì, è la risposta rivoluzionaria di pinker. Di più: esiste un linguaggio mentale astratto, il 'mentalese', che dà forma ai pensieri e che noi traduciamo, di volta in volta, nella nostra lingua madre. In un mondo di sempre più frequenti e profondi scambi non sempre pacifici tra culture diverse, la teoria di pinker rende meno incolmabili le distanze, delineando una nuova e più unitaria visione dell'uomo.
Dopo i consigli a un giovane scrittore di vincenzo cerami e il mestiere di scrivere di raymond carver, già apparsi in 'stle libero', questo libro aggiunge una diversa prospettiva alla riflessione che gli scrittori hanno compiuto sul proprio mestiere. Vargas llosa immagina che un giovane, alle prese con una precoce vocazione letteraria, gli ponga alcune semplici e grandi questioni: esiste una predisposizione alla scrittura? In che rapporto sono verità e menzogna nella finzione letteraria? Che cos'è l'autenticità per un narratore? Come trova i suoi argomenti un romanziere? Per rispondere lo scrittore peruviano, oltre ad attingere alla propria esperienza, si diverte a tirar giù dagli scaffali i volumi di un' ideale biblioteca e a dialogare con i grandi maestri: flaubert, prima di tutto, e poi cervantes, hemingway, faulkner, cortazar e tanti altri. Citazioni, aneddoti, riflessioni, pagine autobiografiche, frammenti di critica letteraria, compongono il ritratto di quegli uomini abitati dalle storie che hanno trasformato la loro ossessione in grande letteratura. E vargas llosa ci invia, attraverso queste lettere scritte con un tono colloquiale e sornionamente dimesso, il suo atto d'amore nei confronti della letteratura, da sempre uno dei pochi veri antidoti a ogni forma di asservimento.
Volutamente intitolato 'ricettario' e non 'manuale', per dissipare ogni dubbio sugli intenti non pedanti ma didattico-giocosi, è un libro di esempi, istruzioni ed esercizi che indirizza e assiste chi voglia saperne di più sui meccanismi della narrazione, della poesia e del teatro. Organizzato secondo uno schema semplice, presentazione dell'argomento, esemplificazione mediante citazione d'autore, consigli ed esercizi per la realizzazione personale, è un libro che va incontro a chi ama scrivere offrendo la soluzione di problemi concreti. Contiene poca teoria e tanti trucchi, espedienti, idee pratiche. Un indice delle tipologie letterarie trattate nel ricettario, combinato con un indice analitico, per un totale di quasi 500 voci.