Ripensando a questo lavoro, sarcastico e irriverente, composto a soli vent'anni, livströmquist – che oggi ne ha quaranta – afferma che da giovani si è più diretti e più punk, si dice tutto quello che si pensa fregandosene delle conseguenze. Ed è probabilmente così che si è formata, da fumettista autodidatta, scrivendo storie per sé e per le sue amiche senza censurarsi. L'interesse per le questioni di genere è iniziato già da adolescente, quando si è accorta che per ragioni culturali le donne tendono sempre a seguire gli uomini, ad accompagnarli passivamente. I'm every woman nasce proprio dalla riflessione sul famoso detto secondo cui dietro ogni grande uomo ci sarebbe sempre una grande donna, che rimane però relegata nell'ombra. Così, mordace e sfrontata, la giovane liv inizia una ricerca in cui passa in rassegna testi storici, filosofici e sociologici, miti, testi sacri e serie televisive. In testa alla classifica degli orrori troviamo dei veri e propri big: edvard munch, jackson pollock e elvis presley. Quest'ultimo pare tenesse praticamente prigioniera la sua giovanissima moglie narcotizzata. Strömquist non tralascia nemmeno i barbapapà: perché il papà può essere un obeso, rosa e molliccio ammasso informe, mentre la madre deve essere giovane e sexy?
Chi siamo veramente? E qual è il nostro posto in questo universo immenso che ci circonda? Le prime risposte a queste domande arrivano dal pensiero greco. E ancora oggi possono aiutarci a dare un senso alle nostre vite. «la civiltà greca ha prodotto una riflessione luminosa sul senso della condizione umana - su quello che siamo e sul valore delle nostre vite - capace di attraversare i secoli, influenzando e stimolando grandi scrittori e grandi pensatori. Lo ha fatto partendo dal tema della morte: questo è il punto di attacco. La morte è uno scandalo, un mistero, qualcosa che non riusciamo e non possiamo accettare. Il problema non è tanto quello di dover morire; ne siamo tutti consapevoli. A essere insopportabile è l'idea che questo fatto, il fatto che prima o poi ce ne andremo, rischia di togliere valore alla nostra esistenza, qui e ora. Quale è il senso di qualcosa che non c'era, c'è e non ci sarà? Quale il valore di qualcosa destinato a scomparire nell'oblio? È questa la domanda a cui bisogna trovare una risposta, perché è qui la chiave per comprendere il senso della nostra esistenza». Un tempo molto lontano gli esseri umani erano diversi. Avevano quattro gambe, quattro braccia e due volti che permettevano di vedere ovunque. Simili a sfere si muovevano rotolando velocissimi. Erano lisci e levigati, felici e potenti. A causa della loro superbia però furono puniti dagli dèi. E da quel momento non si sono mai piú sentiti completi. Hanno iniziato a soffrire e a temere la morte. La storia del pensiero è la storia dei tentativi di porre un rimedio a questa incompletezza, per tornare a essere felici. Di questo, e di nient'altro, hanno parlato i piú grandi scrittori greci, fossero poeti come omero o filosofi come platone e aristotele. Mauro bonazzi ci accompagna nel labirinto di risposte che gli antichi hanno cercato di dare alla domanda piú annosa di tutte: dove si nasconde il senso delle nostre esistenze? Cercare di comprenderlo, attraverso l'aiuto della filosofia, costituisce ancora oggi uno sforzo decisivo per chi è impegnato nel mestiere piú bello e difficile, che è quello di vivere bene.
Chi siamo veramente? E qual è il nostro posto in questo universo immenso che ci circonda? Le prime risposte a queste domande arrivano dal pensiero greco. E ancora oggi possono aiutarci a dare un senso alle nostre vite. «la civiltà greca ha prodotto una riflessione luminosa sul senso della condizione umana - su quello che siamo e sul valore delle nostre vite - capace di attraversare i secoli, influenzando e stimolando grandi scrittori e grandi pensatori. Lo ha fatto partendo dal tema della morte: questo è il punto di attacco. La morte è uno scandalo, un mistero, qualcosa che non riusciamo e non possiamo accettare. Il problema non è tanto quello di dover morire; ne siamo tutti consapevoli. A essere insopportabile è l'idea che questo fatto, il fatto che prima o poi ce ne andremo, rischia di togliere valore alla nostra esistenza, qui e ora. Quale è il senso di qualcosa che non c'era, c'è e non ci sarà? Quale il valore di qualcosa destinato a scomparire nell'oblio? È questa la domanda a cui bisogna trovare una risposta, perché è qui la chiave per comprendere il senso della nostra esistenza». Un tempo molto lontano gli esseri umani erano diversi. Avevano quattro gambe, quattro braccia e due volti che permettevano di vedere ovunque. Simili a sfere si muovevano rotolando velocissimi. Erano lisci e levigati, felici e potenti. A causa della loro superbia però furono puniti dagli dèi. E da quel momento non si sono mai piú sentiti completi. Hanno iniziato a soffrire e a temere la morte. La storia del pensiero è la storia dei tentativi di porre un rimedio a questa incompletezza, per tornare a essere felici. Di questo, e di nient'altro, hanno parlato i piú grandi scrittori greci, fossero poeti come omero o filosofi come platone e aristotele. Mauro bonazzi ci accompagna nel labirinto di risposte che gli antichi hanno cercato di dare alla domanda piú annosa di tutte: dove si nasconde il senso delle nostre esistenze? Cercare di comprenderlo, attraverso l'aiuto della filosofia, costituisce ancora oggi uno sforzo decisivo per chi è impegnato nel mestiere piú bello e difficile, che è quello di vivere bene.
'la virtù dell'egoismo' presenta l'etica randiana, basata sulla metafisica realistica dell'egoismo razionale: la vita dell'uomo come fine e valore in sé. Ne discende una concezione politica incardinata sui diritti umani intesi come diritti di proprietà, sul capitalismo come unica società razionale coerente con la libertà e la prosperità, sul governo limitato come garanzia di difesa esterna, ordine interno e risoluzione delle controversie.
Dopo 'il vizio oscuro dell'occidente' e 'sudditi', massimo fini dà forma al suo sistema di pensiero, elaborato, fra saggi e scritti d'occasione, in trent'anni di lavoro, e ordina la sua 'weltanschauung', sottolineandone l'intrinseca coerenza ideale. Costruito per voci, come un'enciclopedia o un dizionario, questo libro è quindi la summa del pensiero di fini, testimonianza della sua insofferenza verso i miti, gli stereotipi, le drammatiche mistificazioni della modernità, e della sua vocazione di antagonista. Il risultato è un ritratto del ribelle, che tanto più combatte come un don chisciotte contemporaneo, tanto più incanta e seduce chi lo incontra.
'la libertà individuale può essere solo il prodotto di un impegno collettivo. ' alle glorie della nuova era globale si contrappone la solitudine dell'uomo comune: la socialità è incerta, confusa, sfocata. Si scarica in esplosioni sporadiche e spettacolari per poi ripiegarsi esaurita su se stessa. Per porre un freno a questo processo occorre ritrovare lo spazio in cui pubblico e privato si connettono: l'antica agorà, in cui la libertà individuale può diventare impegno collettivo. Postfazione di alessandro dal lago.
Per gli antichi romani il termine otium non significava 'dolce far niente', bensì un periodo libero dagli impegni politici e civili nel quale era possibile aprirsi alla dimensione creativa. Secondo domenico de masi, nella società postindustriale è proprio questo ozio 'creativo' ad assumere il ruolo del protagonista, sia nel lavoro che nel tempo libero. Oggi che la maggior parte della fatica manuale e di routine è eseguita dalle macchine, ci è richiesto sempre più di essere creativi e fantasiosi. Superate le rigide distinzioni tra lavoro e vita personale, razionalità ed emozione, marciamo verso un futuro in cui, grazie alla tecnologia, potremo riappropriarci del nostro spazio domestico restando in contatto con il resto del mondo.
«c'è un fatto che, bene o male che sia, è decisivo nella vita pubblica europea dell'ora presente. Questo fatto è l'avvento delle masse al pieno potere sociale. E poiché le masse, per definizione, non devono né possono dirigere la propria esistenza, né tanto meno governare la società, questo significa che l'europa soffre attualmente la più grave crisi che popoli, nazioni, culture possano patire. Questa crisi si è verificata più d'una volta nella storia. La sua fisionomia e le sue conseguenze sono note. Se ne conosce anche il nome. Si chiama la ribellione delle masse». Ha da poco compiuto settant'anni il libro più noto di ortega y gasset, «la ribellione delle masse», un titolo che ha lasciato lunga traccia di sé nella memoria del secolo appena concluso.
«c'è un fatto che, bene o male che sia, è decisivo nella vita pubblica europea dell'ora presente. Questo fatto è l'avvento delle masse al pieno potere sociale. E poiché le masse, per definizione, non devono né possono dirigere la propria esistenza, né tanto meno governare la società, questo significa che l'europa soffre attualmente la più grave crisi che popoli, nazioni, culture possano patire. Questa crisi si è verificata più d'una volta nella storia. La sua fisionomia e le sue conseguenze sono note. Se ne conosce anche il nome. Si chiama la ribellione delle masse». Ha da poco compiuto settant'anni il libro più noto di ortega y gasset, «la ribellione delle masse», un titolo che ha lasciato lunga traccia di sé nella memoria del secolo appena concluso.
In questo mondo liquido-moderno, si è felici finché non si perde la speranza di essere felici in futuro. Ma la speranza può rimanere viva solo a condizione di avere davanti a sé una serie di nuove occasioni e nuovi inizi in rapida successione, la prospettiva di una catena infinita di partenze. Ci si deve porre sfide difficili; si devono scegliere obiettivi che siano ben oltre la propria portata. Bisogna tentare l'impossibile. È una vita emozionante e logorante: emozionante per chi ama le avventure, logorante per chi è debole di cuore. 'lascio ai lettori di decidere se la coercizione a cercare la felicità nella forma praticata nella nostra società dei consumatori, renda felice chi vi è costretto. '