'sono pochi oggi in italia i giovani teatranti che dimostrano di conoscere il nome di tatiana pavlova. Ma tra coloro che, come me, hanno avuto la fortuna di attraversare con consapevolezza epoche differenti del teatro europeo, mantenendo fede a quell'ideale di ricerca che, al di là delle mode, si concentrava fortemente sull'idea del teatro d'arte, sulla cura filologica del testo e la direzione d'attore, il nome di tatiana pavlova non poteva risultare indifferente. Attorno a queste due arterie si è mossa tutta la grande pedagogia teatrale, a qualunque latitudine. Se esiste quindi un discorso cronologico che, impietosamente e ingenerosamente, si riversa sulle tendenze del momento storico, esiste per fortuna anche un asse sincronico attorno al quale tutte le voci più importanti del teatro e della ricerca europea ruotano contemporaneamente, in una circolarità di rimandi, ritorni e debiti di riconoscenza' (dalla prefazione di antonio calenda)
Impassibile e solo apparentemente distaccato, takeshi kitano racconta in questo libro i suoi esordi come comico in un locale di strip nel quartiere asakusa di tokio. Episodi ridicoli, che costituiscono anche l'omaggio commosso alla figura del suo maestro, il severo e burbero fukami. Il regista di 'hana-bi', 'l'estate di kikujiro' e 'brother' offre sul giappone contemporaneo uno scorcio che vuole far sorridere e al tempo stesso riflettere.
Un libro scanzonato, leggero e dottissimo per chi ama la poesia e per le folle che dal 1991, dalle università ai teatri alla televisione, hanno cominciato o ricominciato ad amare dante per come benigni lo ha narrato. Il distillato del racconto orale con cui l'attore comico ha accompagnato tutte le sue letture dantesche. Che in modo allegro e pieno di vita ci parla di figure retoriche e di accenti, di bellezza e di amore, di religione, di dio e del peccato. Un libro, infine, che col sorriso sulle labbra ci rende felici di parlare la stessa lingua di dante alighieri. Con uno scritto di umberto eco.