Maj sjöwall e per wahlöö, compagni nella vita oltre che romanzieri a quattro mani, con la serie di martin beck hanno probabilmente inventato il poliziesco procedurale; e certamente sono i caposcuola del giallo alla scandinava. Ma la squadra del commissario, da dietro le cui spalle vediamo svolgersi l'inchiesta, gonfiarsi i casi, risolversi gli intrighi, inscena anche una specie di commedia umana dei vividi anni sessanta. Roseanna roseanna, la tipica ragazza anni sessanta, colorata, vivace, piena di attese. Il bel cadavere nudo viene trovato in una diga. A distanza di mesi, martin beck, malinconico e sentimentalmente frustrato detective, metodico e lento, non può dimenticare; un brandello di indizio gli permette di risalire il filo della traccia. Non senza un groppo in gola. L'uomo che andò in fumo un uomo è andato in fumo, è sparito. Un giornalista. Svanito a budapest e c'è il rischio dell'incidente diplomatico. A martin beck è affidata un'indagine discreta; che completa in coppia con un insperato alter ego ungherese. Nulla è quel che sembrava, solo una certa infelicità. L'uomo al balcone gelidi omicidi di bambine adescate nei parchi. Pochi testimoni hanno notato, talvolta, che parlavano con un uomo capace di carpirne la fiducia. Su questo lavora, quasi rumina, con i suoi uomini, martin beck, il commissario che «non pensa mai». Mentre le loro difficili esistenze riflettono l'opaca inquietudine della società del benessere.