Con una scrittura di assoluto nitore, laconica e bruciante, a tratti intensamente lirica, cagnati ci racconta una vicenda in cui, sullo sfondo di una terra aspra e inclemente, si intrecciano brutalità e tenerezza, strazio e rancore, lutto e incantamento, riuscendo a raggiungere un'essenzialità trasognata che sembra dissolvere la tragicità degli eventi. «ci sono vite disgraziate, in cui il poco e raro bene che arriva sembra, a posteriori, solo uno scherzo crudele. È la sorte che gioca a illudere e ingannare chi quelle vite se le ritrova. Ed è forse questo il senso di un epilogo che mi ha lasciato turbata e in silenzio come non mi capitava da tempo. » – donatella di pietrantonio, robinson – la repubblicaquesto romanzo è la storia dell'amore, lancinante e assoluto, di una figlia, marie, nata da uno stupro, per la madre, eugénie detta génie, che, ripudiata dalla famiglia e respinta dalla comunità dopo che ha generato una bastarda, si è murata nel silenzio e nella lontananza. Una madre che sa dirle soltanto: «non starmi sempre tra i piedi», che raramente la abbraccia; una che tutti, in paese, bollano come matta e sfruttano facendola lavorare nei campi e nelle fattorie in cambio di un po' di frutta, di un pezzo di carne. Ma l'amore di marie è impavido, indefettibile - va oltre il tempo.