'il carcere' e 'la casa in collina': sono i due romanzi brevi che sancirono la maturità artistica di cesare pavese, scritti a distanza di dieci anni l'uno dall'altro (tra il 1938 e '39 il primo, tra il 1947 e il '48 il secondo). Come afferma italo calvino nel testo che apre il volume 'i due romanzi han tutt'e due andamento di memorie, e lo stesso tema generale: la posizione d'un intellettuale in un momento di 'scelta' politica, non d'idee, che quelle son date già per scelte, ma d'azione, di presenza'.
Di ritorno dall'america dove era emigrato, il narratore ripercorre i luoghi della sua infanzia. Solo il paesaggio non è cambiato, tutto il resto è irriconoscibile. Ritrova un vecchio compagno, nuto, fa amicizia con un ragazzo zoppo, cinto, con cui fa lunghe passeggiate. I ricordi riaffiorano nelle conversazioni con nuto: persone, situazioni dell'infanzia riprendono vita. Ma un giorno, proprio quando il narratore inizia a pensare di tornare ab abitare definitivamente in quei posti, divampa un incendio ben diverso dagli allegri fuochi accesi dai contadini. Il padre di cinto ha dato fuoco al podere in cui lavorava e si è ucciso, dopo aver sterminato la famiglia. Cinto è l'unico sopravvissuto e il narratore, prima di partire, lo affida a nuto.