Ricordata come la regina che cambiò per sempre il volto dell'inghilterra, anna bolena rappresenta una delle figure femminili più interessanti della storia: un'eroina imperfetta ma profondamente umana. Una donna di grande ambizione, idealismo e coraggio che pagò un prezzo troppo alto per le sue ambizioni. «l'anna bolena di alison weir è una donna ferocemente intelligente, colpevole di nient'altro che del desiderio di potere, potere che era suo pieno diritto rivendicare» – npr «impeccabilmente documentato e convincente: la storia dell'ascesa e della tragica fine di anna bolena» – the times «questo romanzo offre una soluzione affascinante al mistero della vera natura di anna bolena. Superbo» – sarah gristwood inghilterra, 1512. Anna bolena ha solo undici anni quando suo padre, thomas bolena, uno scaltro cortigiano che, grazie alle proprie abilità diplomatiche, si è distinto rapidamente al servizio di sua maestà enrico viii, decide di inviarla alla corte di borgogna, come damigella d'onore delta reggente margherita. Una posizione ambita, che offre molte opportunità a una fanciulla di buona famiglia. La giovane anna dimostra sin da subito una spiccata attitudine alla vita di corte a nove anni dopo, quando diventa la damigella d'onore della regina caterina, moglie di enrico vlll, a ormai una ventenne scaltra, cotta a sofisticata, ben lontana dalla fanciulla ingenua di un tempo. Abile nel gioco della seduzione, anna si diverte ad amoreggiare, a fare a botta a risposta davanti a un bicchiere di vino e a giocare a carte e a dadi con i suoi ammiratori. I capelli scuri, gli zigomi alti e lo sguardo fiero e malizioso le procurano molti corteggiatori, fino al giorno in cui, su di lei, cade lo sguardo del re in persona. Da questo momento è un susseguirsi di avvenimenti destinati a consumarsi nel sangue: enrico a ossessionato da anna, desidera averla piu di ogni altra cosa, ma lei rifiuta di essere una semplice amante, vuole diventare la sposa del re. La mite e placida caterina, la «regina buona», è tuttavia così amata dai suoi sudditi, che rinunciare a lei significherebbe per il re rischiare di perdere la popolarità e la benevolenza del paese, perfino il trono stesso.