Con il suo 'record' di 64 abbattimenti ufficiali, saburo sakai è considerato uno degli assi dell'aviazione da caccia moderna. Sottoufficiale dell'aviazione della marina, a bordo del suo leggendario zero, uno degli apparecchi più micidiali che abbiano mai solcato i cieli, compì una serie di straordinarie imprese per eroismo, talento di volo, intelligenza tattica, ma anche per generosità e altruismo. La sua storia trasporta i lettori nel suo ambiente familiare e negli anni del durissimo addestramento, per condurli poi nei cieli della manciuria, dove sakai combatté dal 1938 al 1941 contro i cinesi, e sul pacifico, dove l''ultimo dei samurai' duellò fino al 1945 con i piloti americani, diventando una leggenda vivente e sopravvivendo al suo destino.
Forse non avete mai pensato al granduca cosimo come a un rottamatore ante litteram. Considerare dante un modello per la sinistra probabilmente vi stupirà, e di sicuro stupirebbe lui. Qualcuno troverà fuori luogo il paragone tra il 'tecnico' machiavelli e mario monti o tra la burocrazia ai tempi del vasari e quella di oggi. Ma la storia di firenze ha molto da insegnare alla politica contemporanea. I fiorentini realizzarono un miracolo chiamato rinascimento investendo bene la montagna di soldi che erano stati capaci di guadagnare, e con quei soldi finanziarono opere utili e belle. Costruirono orfanotrofi e ospedali. Sovvenzionarono gli artisti ma si preoccuparono di accogliere i bisognosi. E non ebbero paura di mettere a confronto leonardo e michelangelo, con un sistema davvero meritocratico. Era un altro mondo, allora le banche salvavano gli stati, come accadde con la corona inglese. Oggi invece succede il contrario: gli stati salvano le banche. E dopo averle salvate non mettono nemmeno in discussione gli stipendi ultramilionari dei manager responsabili dei fallimenti. Anche i politici hanno le proprie colpe: rinunciano all'idea forte, preoccupati solo per la propria poltrona. E poi, umiliati e sconfitti, lasciano spazio ai tecnici, chiamati a costruire sulle macerie della loro pavidità. Ma non usciremo dalle difficoltà solo con una manovra finanziaria. La politica ha bisogno di uno stile nuovo, che sappia coinvolgere le persone, emozionarle.
L'oligarchia è il governo dei pochi, è un sistema che concentra il potere a danno dei molti, in contrasto con l'idea democratica del potere diffuso tra tutti. Oggi viviamo in un tempo in cui la democrazia, come principio, come idea, come forza legittimante, è fuori discussione. Nei nostri regimi democratici perciò, quando l'oligarchia si instaura, lo fa mascherandosi, senza mai presentarsi apertamente, come un'entità usurpatrice. Non si manifesta ma esiste, e si fonda sul denaro, sul potere e sul loro collegamento reciproco: nel sistema finanziario globale il danaro alimenta il potere e il potere alimenta il danaro. Quella finanziaria è una forma oligarchica diversa da quella tradizionale. Sa trasformarsi in pressione politica svuotando di senso la democrazia. La domanda che oggi si pone drammaticamente è perché il sistema debba ruotare intorno al benessere di un potere essenzialmente fondato sulla speculazione e la contemplazione della ricchezza e come fare per tornare a essere, da sudditi, cittadini.
Migrazioni, tensioni internazionali, scambi di immagini e di idee disegnano nuovi scenari. Mentre alcune barriere sembrano crollare, si assiste al nascere di confini e divisioni sempre nuovi. Parole come 'cultura', 'etnia', 'identità' riempiono sempre più, e sempre più spesso a sproposito, i discorsi dei politici e le colonne dei giornali. L'uso e l'abuso, spesso strumentale, dei questi concetti rischia di far apparire le culture come strutture monolitiche e immutabili. E così togliere il crocifisso dalle scuole, battersi in favore di regionalismi o contro l'immigrazione non dà conto di conflitti culturali, ma di costruzioni ideologiche, manipolazioni politiche che finiscono per diventare opinioni diffuse e condivise.
Charles bukowski 'ritorna'. Ritorna con una raccolta di scritti già pubblicati in vita ma che qui postulano una continuità, un'unità di tono, un preciso e vario dispiegarsi di temi. Che si tratti di arte, di musica, di politica, dei colleghi scrittori o di ripercorrere la propria vita, la penna del vecchio buk non sorprende, ma illumina, lascia senza fiato. Che cosa doveva essere letteratura, era chiaro: 'la maggior parte degli scrittori scriveva delle esperienze delle classi medio-alte. Avevo bisogno di leggere qualcosa che mi facesse sopravvivere alle mie giornate, alla strada, qualcosa a cui appigliarmi. Avevo bisogno di ubriacarmi di parole. ' . 'azzeccare i cavalli vincenti' va oltre il testamento letterario. In questa raccolta di riflessioni bukowski innesca una personalissima, vitale ed esplosiva battaglia contro la fiacca mentalità borghese, con uno humour disincantato, dark e cinico che non può lasciare indifferenti. Ecco allora le prese di posizione contro la cultura 'alta' delle università, i poco convenzionali pamphlet sul piacere di defecare e sul diritto di guidare ubriachi, e le dichiarazioni programmatiche sulla superiorità di una vita spogliata dagli agi materiali e magari arricchita da una bottiglia di vino e da un disco di mozart. Tristezza, follia, humour. L'universo bukowskiano concentrato in una raccolta di saggi e scritti apparsi su riviste e taccuini tra il 1944 e il 1990.
Da sempre i governi e gli stati coprono con altisonanti dichiarazioni i motivi spesso cinici che stanno alla base delle guerre da loro scatenate. Secondo luciano canfora, il proposito americano di esportare la libertà in iraq è solo l'ultimo esempio di questo oliatissimo meccanismo propagandistico. Sparta combatté la guerra del peloponneso sostenendo di voler liberare i greci dall'oppressione ateniese; le guerre napoleoniche determinarono la trasformazione della francia rivoluzionaria in impero bonapartista; i conflitti regionali della guerra fredda (vietnam, medio oriente, afghanistan), furono sempre inseriti nel contesto di una lotta per l'affermazione della democrazia nel mondo. Canfora dimostra in un'analisi acuta e spesso provocatoria che la politica internazionale si è sempre servita del richiamo all'ideale libertario per coprire le logiche di lotta per il dominio che inevitabilmente condizionano lo scenario internazionale. Un appassionato atto d'accusa contro le nefandezze compiute in nome di nobili principi e supremi ideali e allo stesso tempo un disincantato repertorio di casi storici recenti e remoti, accomunati da quella che canfora definisce una emblematica 'torsione morale, culturale e politica' che consente a uno stato di perseguire una cinica politica di egemonia, fregiandosi allo stesso tempo del titolo di difensore della libertà.
Si può scrivere una storia universale delle atrocità? E se ne può stilare una classifica? Come confrontare misfatti avvenuti in tempi e contesti tanto diversi? Secondo matthew white, bibliotecario statunitense, ricercatore indipendente specializzato in 'atrocitologia', un criterio perfetto non c'è, dunque non rimane che il nudo numero delle vittime: come dice l'autore, 'il numero di cui si ha sempre voglia di discutere'. Utilizzando le migliori fonti di statistica storica, e compiendo uno studio comparativo senza precedenti, white ricostruisce così i cento avvenimenti più sanguinosi, per un totale di mezzo miliardo di morti, dalla seconda guerra persiana del v secolo avanti cristo fino al congo e al sudan dei nostri anni, passando per decine di eventi meno noti: quanti di voi avrebbero immaginato al sesto posto la rivolta ottocentesca dei taiping in cina, con venti milioni di vittime? A ciascuna 'atrocità' white dedica un capitolo, e in ogni capitolo avvolge i numeri grezzi con una cronaca militare, politica e sociale di grande utilità e ricca di aneddoti e curiosità inedite, spesso intrisa di ironia e sarcasmo verso l'umana crudeltà e stupidità.
'si imprigiona chi ruba, si imprigiona chi violenta, si imprigiona anche chi uccide. Da dove viene questa strana pratica, e la singolare pretesa di rinchiudere per correggere, avanzata dai codici moderni? Forse una vecchia eredità delle segrete medievali? Una nuova tecnologia, piuttosto: la messa a punto tra il xvi e il xix secolo, di tutto un insieme di procedure per incasellare, controllare, misurare, addestrare gli individui, per renderli docili e utili nello stesso tempo. Sorveglianza, esercizio, manovre, annotazioni, file e posti, classificazioni, esami, registrazioni. Un sistema per assoggettare i corpi, per dominare le molteplicità umane e manipolare le loro forze si era sviluppato nel corso dei secoli classici: la disciplina. '
E se un fastidioso trasferimento di lavoro nascondesse un inaspettato e piacevolissimo regalo? Kayla davis è una donna 'metropolitana'. Di new york ama tutto: il traffico, il caos, le folle. Nota per il suo sarcasmo e le sue relazioni mordi e fuggi, kayla aspira a diventare un'affermata giornalista. Anche se al momento si accontenta di scrivere recensioni sui posti più alla moda della città. L'occasione di fare il salto arriva quando il suo capo decide di mandarla in una sperduta cittadina dell'arkansas, per preparare un pezzo di rilievo nazionale su un argomento del tutto particolare. Kayla coglie al volo la proposta e, abbandonata l'amata new york, prova a inserirsi nella vita di heber springs. L'impatto non è dei migliori: le sue scarpe tacco dodici, preferibilmente blu elettrico, mal tollerano le polverose zone dell'america del sud, il suo temperamento frenetico mal si adegua alla calma di un posto dove tutti si conoscono. Ma soprattutto, kayla non pensava di dover fare i conti con la comparsa di greyson moir. Ce la farà kayla a dimostrare quanto vale?
Una passeggiata vivace e imprevedibile per la città preferita di serena dandini, dove le passioni dell'autrice ci svelano a ogni angolo suggestioni, storie, personaggi indimenticabili e posti segreti da visitare. «È colpa di parigi se le mie passeggiate sentimentali sono in disordine alfabetico. Sono troppe le suggestioni e le presenze che si aggirano per la città per mantenere fede a un dizionario canonico. Il vento del nord, che in certe sere d'autunno diventa forte e dispettoso, mi coglie sempre di sorpresa scompigliandomi i pensieri e soprattutto le lettere. Serge gainsbourg è finito alla s, ma il suo posto d'onore poteva tranquillamente essere alla d di dandy, accanto a una schiera di gentiluomini che insieme a oscar wilde hanno tenuto alto a parigi il vessillo di questo club ricercato. » È così che serena dandini presenta questo suo alfabeto amoroso in cui ci accompagna dalla a di arrondissement alla z di zinc attraversando la g di gare, la m di muri e la v di verne. Una passeggiata vivace e imprevedibile per la sua città preferita, dove le passioni dell'autrice ci svelano a ogni angolo suggestioni, storie, personaggi indimenticabili e posti segreti da visitare di persona alla prima occasione o semplicemente sognare adagiati sul divano di casa. La strada di montparnasse che una pioniera della nouvelle vague ha trasformato in una spiaggia, i bistrot in cui hemingway e fitzgerald si confessavano i loro crucci più intimi, i giardini sorti per il capriccio di una regina o l'intuizione di un banchiere filosofo, le nuove vie della street art… come i protagonisti di casablanca, anche noi «avremo sempre parigi», che pure in questi anni duri continua a stupirci con la sua formidabile bellezza e la sua capacità di rialzare la testa. Da un'autrice poliedrica, una nuova avventura letteraria all'insegna della joie de vivre che oggi più che mai è giusto tributare a questa città unica.