Da socrate a gramsci, da thomas mann a hosbawn, il pensiero critico occidentale ha sempre avuto chiaro che ogni società è governata da minoranze. Corpose élite economiche e tecnocratiche ci governano manipolando l'opinione pubblica con potenti strumenti, a partire dalla televisione. Strumenti capaci di falsificare la realtà e manipolare il consenso per coprire giganteschi affari sporchi. Luciano canfora propone un libro ricco di riferimenti storici e di attualità, che variano nel tempo e nello spazio, dalle vicende elettorali di bush alle prese di posizione di papa wojtyla.
Nella storia del novecento, il 1956 - l'anno shock lo definisce canfora segnò un passaggio d'epoca sia ad oriente che ad occidente. Innanzitutto si svolse il xx congresso del partito comunista dell'unione sovietica con cui veniva demolita definitivamente la figura di stalin, morto tre anni prima. Quell'anno segnò anche la fine del vecchio colonialismo europeo. Nel 1956 infatti l'egitto nazionalizzò il canale di suez sottraendolo alla concessione franco-inglese. La risposta fu l'invasione dell'egitto da parte dello stato di israele e, subito dopo, dei paracadutisti francesi e inglesi. Ma, imprevedibilmente, sia i sovietici che gli americani fermarono l'occupazione e francia e inghilterra si ritrovarono così umiliate. Se non bastasse, il '56 vide anche una vera e propria guerra nel cuore dell'europa: la ribellione dell'ungheria e la sua uscita dal neonato patto di varsavia, bloccata dall'invasione sovietica nell'indifferenza operativa della grande potenza avversaria. Ma il '56 fu anche l'anno di altri memorabili eventi in altri scacchieri mondiali: dalla francia all'islanda, dalla polonia alla cina.
Nella storia del novecento, il 1956 - l'anno shock lo definisce canfora segnò un passaggio d'epoca sia ad oriente che ad occidente. Innanzitutto si svolse il xx congresso del partito comunista dell'unione sovietica con cui veniva demolita definitivamente la figura di stalin, morto tre anni prima. Quell'anno segnò anche la fine del vecchio colonialismo europeo. Nel 1956 infatti l'egitto nazionalizzò il canale di suez sottraendolo alla concessione franco-inglese. La risposta fu l'invasione dell'egitto da parte dello stato di israele e, subito dopo, dei paracadutisti francesi e inglesi. Ma, imprevedibilmente, sia i sovietici che gli americani fermarono l'occupazione e francia e inghilterra si ritrovarono così umiliate. Se non bastasse, il '56 vide anche una vera e propria guerra nel cuore dell'europa: la ribellione dell'ungheria e la sua uscita dal neonato patto di varsavia, bloccata dall'invasione sovietica nell'indifferenza operativa della grande potenza avversaria. Ma il '56 fu anche l'anno di altri memorabili eventi in altri scacchieri mondiali: dalla francia all'islanda, dalla polonia alla cina.
Da sempre i governi e gli stati coprono con altisonanti dichiarazioni i motivi spesso cinici che stanno alla base delle guerre da loro scatenate. Secondo luciano canfora, il proposito americano di esportare la libertà in iraq è solo l'ultimo esempio di questo oliatissimo meccanismo propagandistico. Sparta combatté la guerra del peloponneso sostenendo di voler liberare i greci dall'oppressione ateniese; le guerre napoleoniche determinarono la trasformazione della francia rivoluzionaria in impero bonapartista; i conflitti regionali della guerra fredda (vietnam, medio oriente, afghanistan), furono sempre inseriti nel contesto di una lotta per l'affermazione della democrazia nel mondo. Canfora dimostra in un'analisi acuta e spesso provocatoria che la politica internazionale si è sempre servita del richiamo all'ideale libertario per coprire le logiche di lotta per il dominio che inevitabilmente condizionano lo scenario internazionale. Un appassionato atto d'accusa contro le nefandezze compiute in nome di nobili principi e supremi ideali e allo stesso tempo un disincantato repertorio di casi storici recenti e remoti, accomunati da quella che canfora definisce una emblematica 'torsione morale, culturale e politica' che consente a uno stato di perseguire una cinica politica di egemonia, fregiandosi allo stesso tempo del titolo di difensore della libertà.
L'oligarchia è il governo dei pochi, è un sistema che concentra il potere a danno dei molti, in contrasto con l'idea democratica del potere diffuso tra tutti. Oggi viviamo in un tempo in cui la democrazia, come principio, come idea, come forza legittimante, è fuori discussione. Nei nostri regimi democratici perciò, quando l'oligarchia si instaura, lo fa mascherandosi, senza mai presentarsi apertamente, come un'entità usurpatrice. Non si manifesta ma esiste, e si fonda sul denaro, sul potere e sul loro collegamento reciproco: nel sistema finanziario globale il danaro alimenta il potere e il potere alimenta il danaro. Quella finanziaria è una forma oligarchica diversa da quella tradizionale. Sa trasformarsi in pressione politica svuotando di senso la democrazia. La domanda che oggi si pone drammaticamente è perché il sistema debba ruotare intorno al benessere di un potere essenzialmente fondato sulla speculazione e la contemplazione della ricchezza e come fare per tornare a essere, da sudditi, cittadini.
Vincitore del premio leonida repaci 2018 per la saggistica. Un libro radicale e coraggioso sul baratro che si è venuto ad aprire tra ‘sinistra' e ‘popolo' con l'abdicazione della ‘sinistra' ai compiti e ai fini per cui è nata. «le oscillazioni impreviste della storia possono travolgere anche gli assetti apparentemente più solidi. A questo si riferisce il titolo del breve e polemico la scopa di don abbondio. Una scopa che nei promessi sposi di manzoni era la peste, evento cataclismatico per eccellenza. » – antonio carioti, corriere della sera «la conclusione tumultuosa e, per taluni, sconcertante, del secolo xx ha imposto a tutti un drastico ripensamento sulla direzione e sulle dinamiche del ‘movimento storico', come lo chiamava tolstoj. Si sa che le grandi crisi – quelle che don abbondio chiamava ‘colpi di scopa' – non solo rimescolano le carte e innescano nuovi e diversi rapporti di forza, ma fanno saltare molte ‘filosofie' della storia e impongono una rinnovata riflessione sul suo senso. Tra il cupo fatalismo assertore dell'eterno ritorno degli stessi fenomeni sia pure con mutati protagonisti e il pervicace ottimismo degli assertori delle inarrestabili ‘sorti progressive', la lezione epocale della fine del '900 può – come avvenne anche in altre epoche – aprire una prospettiva critica e realistica: che cioè nessun ritorno è davvero un ritorno al punto di partenza e nessuna restaurazione è davvero tale. Il sinuoso movimento della storia può sprofondarci in deprimenti bassure ovvero innalzarci verso affrettate illusioni. Chi abbia avuto la ventura di vivere crisi epocali e delusioni salutari può tenersi immune da entrambi i rischi: purché sia consapevole del peso delle tradizioni, dell'ingombro dei pregiudizi, dell'insidia costante rappresentata da quel ferino egoismo che costituisce il nucleo del sentire degli umani. Quel nucleo necessita di una drastica, ininterrotta, spesso perdente, educazione all'uguaglianza e alla fratellanza, concetti che datano perlomeno dal 1789. Di tale sinuoso movimento, che non può aver fine, discorre questo libro. » luciano canfora
Ciclicamente rispunta una teoria autoconsolatoria che sentenzia: il fascismo è finito in un preciso giorno di 79 anni fa. Per chi abbia familiarità con i tempi lunghi della storia, questa appare però, senza eccessivo sforzo mentale, come una sciocchezza. E basterebbe del resto la cronaca del settantennio che abbiamo alle spalle per convincersi della vacuità di una tale teoria. Lo riprova inoltre quotidianamente la cronaca, che certo non ci rallegra: tanto più che – come un secolo fa – non si tratta di una questione solo italiana. Del resto, tutte le principali forze politiche del novecento, dai cattolici ai neoliberali, passando per i socialisti, vivono, uguali e diverse, e variamente denominate, nel nuovo secolo. La partita, a quanto pare, è ancora aperta.
Democrazia: un'idea straordinariamente duttile che ha plasmato il corso della storia europea, dalla rivoluzione inglese a quella francese, dalla prima guerra mondiale alla guerra fredda, dal crollo del muro di berlino alle elezioni in iraq. In pagine tese, di critica serrata alla storia del vecchio continente, luciano canfora ripercorre i secolari tentativi di dare attuazione al cosiddetto 'potere del popolo' e mette in luce, allo stesso tempo, gli antidoti che a questa istanza sono stati opposti dalle élites che di volta in volta hanno costruito la legittimazione elettorale del loro potere.
Democrazia: un'idea straordinariamente duttile che ha plasmato il corso della storia europea, dalla rivoluzione inglese a quella francese, dalla prima guerra mondiale alla guerra fredda, dal crollo del muro di berlino alle elezioni in iraq. In pagine tese, di critica serrata alla storia del vecchio continente, luciano canfora ripercorre i secolari tentativi di dare attuazione al cosiddetto 'potere del popolo' e mette in luce, allo stesso tempo, gli antidoti che a questa istanza sono stati opposti dalle élites che di volta in volta hanno costruito la legittimazione elettorale del loro potere.