E' l'africa il continente in cui la razza umana ha messo le sue prime radici. Ed è l'africa la terra che john reader ha calcato e raccontato per oltre quarant'anni. Con questo libro l'autore intraprende un viaggio alla scoperta di un grande continente e dalla sua storia, dalle prime formazioni geologiche all'inizio della vita, dai crimini del colonialismo bianco alle guerre civili e ai genocidi di oggi, dalle vicende dei popoli ai ritratti delle figure più carismatiche.
Uno dei più celebri ed emozionanti diari della grande guerra, gremito di personaggi e di episodi, dal quale emerge tutta la drammaticità e l'umanità della vita in montagna e nelle trincee: l'orrore della prima linea contrapposto al raggelante distacco degli alti comandi e delle retrovie, la morte e la giovinezza, il valore e il mugugno. Cronache scritte in presa diretta da un giornalista di rango che raccontano un mondo dove hanno posto le stragi e il desiderio delle donne, le bevute, l'arrivo della posta, la malinconia, l'eroismo estremo e la bellezza dei boschi e dei monti. Monelli non predica e non denuncia ma, semplicemente, racconta a volte amare verità, come la fucilazione di soldati, a volte episodi divertenti e ilari. Cronache, appunto, di gaie e tristi avventure di alpini, di muli e di vino.
Un saggio imprescindibile per capire il novecento e ricostruire un'antropologia dell'uomo contemporaneo. «se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate: anche le nostre» – primo levi quali sono le strutture gerarchiche di un sistema autoritario e quali le tecniche per annientare la personalità di un individuo? Quali rapporti si creano tra oppressori e oppressi? Chi sono gli esseri che abitano la «zona grigia» della collaborazione? Come si costruisce un mostro? Era possibile capire dall'interno la logica della macchina dello sterminio? Era possibile ribellarsi? E ancora: come funziona la memoria di un'esperienza estrema? Le risposte dell'autore di se questo è un uomo nel suo ultimo e per certi versi più importante libro sui lager nazisti.
Nessuna città ha un nome così evocativo: appena lo pronunci l'oriente t'assale. Samarcanda è l'estrema tra le alessandrie fondate dal re macedone; è la città delle fortezze e dei sepolcri; è il nodo carovaniero sulla via della seta, il maggior raccordo commerciale di terra fra cina ed europa; è la sede del gur-amir, tempio e santuario, centro del mondo dalla cupola turchese sotto la quale il grande tamerlano dorme per sempre. Parla una lingua in cui coesistono e si contrappongono tre alfabeti - cirillico, latino, arabo - come specchio della lotta tra chi ancora guarda al vecchio colonizzatore russo, chi sostiene l'islamizzazione e chi vorrebbe giocare sino in fondo la carta dell'occidente.
«un magnifico libro che non è solo una testimonianza efficacissima, ma ha delle pagine di autentica potenza narrativa. » – italo calvinoprimo levi, reduce da auschwitz, pubblicò 'se questo è un uomo' nel 1947. Einaudi lo accolse nel 1958 nei 'saggi' e da allora viene continuamente ristampato ed è stato tradotto in tutto il mondo. Testimonianza sconvolgente sull'inferno dei lager, libro della dignità e dell'abiezione dell'uomo di fronte allo sterminio di massa, 'se questo è un uomo' è un capolavoro letterario di una misura, di una compostezza già classiche. È un'analisi fondamentale della composizione e della storia del lager, ovvero dell'umiliazione, dell'offesa, della degradazione dell'uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio.
'come si viveva nell'impero romano? Che tipo di persone avremmo incontrato nelle sue città? Come sono riusciti i romani a creare un impero così grande, unendo popolazioni e luoghi così diversi? Il libro che avete in mano è, idealmente, la prosecuzione di 'una giornata nell'antica roma'. Lì si raccontava la vita quotidiana nella capitale attraverso lo scandire delle ventiquattro ore. Ora immaginate di alzarvi la mattina seguente e di partire per un viaggio attraverso tutto l'impero. Per compiere questo viaggio basterà seguire un sesterzio. Soffermandoci sulle persone che via via entrano in possesso della moneta, scopriremo i loro volti, le loro sensazioni, il loro modo di vivere, le loro abitudini, le loro case. Il viaggio è ipotetico, ma del tutto verosimile. I personaggi che incontreremo sono realmente vissuti in quel periodo e in quei luoghi. I loro nomi sono veri e svolgevano effettivamente quel mestiere. Tutto è il frutto di un lavoro di ricerca su stele tombali, iscrizioni e testi antichi. Allo stesso modo, pressoché tutte le battute che sentirete pronunciare da tali personaggi sono 'originali': provengono infatti dalle opere di famosi autori latini come marziale, ovidio o giovenale. E tappa dopo tappa, scoprendo il 'dietro le quinte' dell'impero, ci accorgeremo di quanto il mondo dei romani, la prima grande globalizzazione della storia, fosse in fondo molto simile al nostro. ' (alberto angela)
Ormai è il colore preferito dalla maggior parte delle persone, eppure la storia ci insegna che non è sempre stato così: presso gli antichi greci e romani, per esempio, il blu aveva una connotazione fortemente negativa, tanto da essere associato agli spregevoli barbari. A documentare la lenta ma progressiva inversione di tendenza che lo riguarda è un esperto in materia come michel pastoureau, che ripercorre le principali tappe di questo significativo rovesciamento e da vita a un articolato excursus storico che mette in luce l'uso quotidiano, la
In questo libro alessandro barbero ci offre una nuova ricostruzione della battaglia e il racconto appassionante di un fatto storico che ancora ci interroga sul nostro essere una nazione. Da cent'anni la disfatta di caporetto suscita le stesse domande: fu colpa di cadorna, di capello, di badoglio? I soldati italiani si batterono bene o fuggirono vigliaccamente? Ma il vero problema è un altro: perché dopo due anni e mezzo di guerra l'esercito italiano si rivelò all'improvviso così fragile? L'italia era ancora in parte un paese arretrato e contadino e i limiti dell'esercito erano quelli della nazione. La distanza sociale tra i soldati e gli ufficiali era enorme: si preferiva affidare il comando dei reparti a ragazzi borghesi di diciannove anni, piuttosto che promuovere i sergenti – contadini o operai – che avevano imparato il mestiere sul campo. Era un esercito in cui nessuno voleva prendersi delle responsabilità, e in cui si aveva paura dell'iniziativa individuale, tanto che la notte del 24 ottobre 1917, con i telefoni interrotti dal bombardamento nemico, molti comandanti di artiglieria non osarono aprire il fuoco senza ordini. Un paese retto da una classe dirigente di parolai aveva prodotto generali capaci di emanare circolari in cui esortavano i soldati a battersi fino alla morte, credendo di aver risolto così tutti problemi.
Il 24 ottobre del 79 d. C . Sembra un venerdì qualsiasi a pompei, una città abitata da circa dodicimila persone che, come innumerevoli altre nell'impero, lavorano, vanno alle terme, fanno l'amore. Ma alle 13 dal vicino vesuvius si sprigiona una quantità di energia pari a cinquantamila bombe atomiche e, in meno di venti ore, sotto un diluvio ustionante di ceneri e gas, pompei è soffocata da sei metri di pomici, mentre la vicina ercolano viene sepolta sotto venti metri di fanghi compatti. Migliaia di uomini e donne cercano di scappare, invocano gli dèi, ma trovano una morte orribile. E solo in epoca moderna saranno scoperti alcuni dei loro corpi, contorti nella disperazione della fuga. Dopo molti anni passati a studiare la zona vesuviana, con il supporto di archeologi e vulcanologi alberto angela ricostruisce come in presa diretta i giorni che ne segnarono il tragico destino. Per farci respirare le atmosfere di quei momenti, individua alcuni personaggi storicamente esistiti la ricca matrona rectina, un cinico banchiere, un politico ambizioso. - e li segue passo dopo passo, in un percorso che si può fare ancora oggi, per strade, campagne, case o locali pubblici.