«considerate se questa è una donna / senza capelli e senza nome / senza più forza di ricordare / vuoti gli occhi e freddo il grembo / come una rana d'inverno». È con questa immagine scarnificata che primo levi, nell'incipit di 'se questo è un uomo', indica la necessità di riflettere sulla condizione delle donne prigioniere ad auschwitz. Eppure per molti anni la storiografia e la testimonianza hanno appiattito l'esperienza femminile in una declinazione universale, in un neutro linguistico che, dimenticando i corpi sessuati, ha reso opaca l'intenzionalità stessa dello sterminio. Seguendo questo filo, daniela padoan ha chiesto a tre testimoni straordinarie – liliana segre, goti bauer, giuliana tedeschi, internate ad auschwitz-birkenau nello stesso periodo ma in età diverse della vita – di ripensare la loro esperienza di persecuzione, prigionia e ritorno a una impossibile normalità declinandola al femminile. In un fitto intreccio di richiami e rimandi interni, di racconti talvolta mai fatti in pubblico, le tre visioni differenti e complementari diventano una narrazione sola, densissima di significato, che si fa relazione, dono di parole, in una circolarità in cui il lettore viene raggiunto, intaccato dalla viva voce di chi possiede «una doppia cittadinanza, nel mondo dei morti e nel mondo dei vivi».
La storia di nellie bly, pioniera di una figura mai esistita prima: una donna indipendente, artefice del proprio destino, una giornalista intrepida armata solo del proprio sguardo libero e della propria voce. «ti hanno preso per pazza quando hanno letto il biglietto in cui dicevi
Una passeggiata vivace e imprevedibile per la città preferita di serena dandini, dove le passioni dell'autrice ci svelano a ogni angolo suggestioni, storie, personaggi indimenticabili e posti segreti da visitare. «È colpa di parigi se le mie passeggiate sentimentali sono in disordine alfabetico. Sono troppe le suggestioni e le presenze che si aggirano per la città per mantenere fede a un dizionario canonico. Il vento del nord, che in certe sere d'autunno diventa forte e dispettoso, mi coglie sempre di sorpresa scompigliandomi i pensieri e soprattutto le lettere. Serge gainsbourg è finito alla s, ma il suo posto d'onore poteva tranquillamente essere alla d di dandy, accanto a una schiera di gentiluomini che insieme a oscar wilde hanno tenuto alto a parigi il vessillo di questo club ricercato. » È così che serena dandini presenta questo suo alfabeto amoroso in cui ci accompagna dalla a di arrondissement alla z di zinc attraversando la g di gare, la m di muri e la v di verne. Una passeggiata vivace e imprevedibile per la sua città preferita, dove le passioni dell'autrice ci svelano a ogni angolo suggestioni, storie, personaggi indimenticabili e posti segreti da visitare di persona alla prima occasione o semplicemente sognare adagiati sul divano di casa. La strada di montparnasse che una pioniera della nouvelle vague ha trasformato in una spiaggia, i bistrot in cui hemingway e fitzgerald si confessavano i loro crucci più intimi, i giardini sorti per il capriccio di una regina o l'intuizione di un banchiere filosofo, le nuove vie della street art… come i protagonisti di casablanca, anche noi «avremo sempre parigi», che pure in questi anni duri continua a stupirci con la sua formidabile bellezza e la sua capacità di rialzare la testa. Da un'autrice poliedrica, una nuova avventura letteraria all'insegna della joie de vivre che oggi più che mai è giusto tributare a questa città unica.
Migrazioni, tensioni internazionali, scambi di immagini e di idee disegnano nuovi scenari. Mentre alcune barriere sembrano crollare, si assiste al nascere di confini e divisioni sempre nuovi. Parole come 'cultura', 'etnia', 'identità' riempiono sempre più, e sempre più spesso a sproposito, i discorsi dei politici e le colonne dei giornali. L'uso e l'abuso, spesso strumentale, dei questi concetti rischia di far apparire le culture come strutture monolitiche e immutabili. E così togliere il crocifisso dalle scuole, battersi in favore di regionalismi o contro l'immigrazione non dà conto di conflitti culturali, ma di costruzioni ideologiche, manipolazioni politiche che finiscono per diventare opinioni diffuse e condivise.
Il termine 'decrescita' suona come una scommessa o una provocazione, nonostante la generale consapevolezza dell'incompatibilità di una crescita infinita in un pianeta dalle risorse limitate. L'oggetto di questo libro è incentrato sulla necessità di un cambiamento radicale. La scelta volontaria di una società che decresce è una scommessa che vale la pena di essere tentata per evitare un contraccolpo brutale e drammatico. Bisogna ripensare la società inventando un'altra logica sociale. Ma qui si pone la questione più difficile: come costruire una società sostenibile, in particolare nel sud del mondo? Bisogna quindi esplicitare i diversi momenti per poter raggiungere questo obiettivo: cambiare valori e concetti, mutare le strutture, rilocalizzare l'economia e la vita, rivedere nel profondo i nostri modi di uso dei prodotti, rispondere alla sfida dei paesi del sud. Infine, bisogna garantire tramite misure appropriate la transizione dal nostro modello incentrato sulla crescita a una società della decrescita. Tutti temi questi che già a vario titolo compaiono nell'agenda politica di molti paesi europei, tra cui la francia e la germania, e che anche in italia cominciano a definirsi in un tutto organico. Questo libro ne è il manifesto teorico.
Eva cantarella illumina alcuni momenti di una vicenda lunghissima, che dal mito giunge ai medici e ai filosofi che hanno fondato il pensiero occidentale. L'inferiorità di genere è un'idea antica. Una storia che comincia in grecia con il mito di pandora e arriva fino a noi. Siamo abituati a pensare ai greci come alla culla della nostra civiltà: a loro dobbiamo l'idea di democrazia, la storiografia, la filosofia, la scienza e il teatro. Eppure di questa eredità fa parte anche il modo in cui consideriamo il rapporto tra i generi: un lascito che ha superato i secoli e i millenni con tracce che continuano a pesare sulle nostre vite come macigni. Nella nostra storia antica c'è stato un momento in cui la differenza tra il genere maschile e quello femminile si è trasformata nell'idea che le donne siano inferiori agli uomini e quindi in una serie di inevitabili, pesanti discriminazioni. Tutto comincia con un mito. Esiodo racconta la nascita della prima donna, mandata da zeus sulla terra per punire gli umani della colpa commessa da prometeo: rubare il fuoco agli dei per donarlo agli uomini, riducendo così la distanza che li separava dagli immortali. Pandora è 'un male così bello' da essere un 'inganno al quale non si sfugge'. Rappresenta un'alterità incomprensibile agli uomini, tanto misteriosa da essere paragonabile solo alla morte. Da lei, dice esiodo, discende 'il genere maledetto, la tribù delle donne'. Eva cantarella illumina alcuni momenti di una vicenda lunghissima, che dal mito giunge ai medici e ai filosofi che hanno fondato il pensiero occidentale. Attraverso le voci di parmenide, ippocrate, platone e aristotele vediamo come la differenza di genere viene costruita e codificata, fino a diventare un pilastro dell'ordine sociale e della cultura giuridica greca. Scopriamo l'origine delle convenzioni sociali, delle teorie filosofiche e delle pratiche giuridiche che oggi ripropongono visioni 'essenzialiste' delle diverse identità personali'. Conosciamo una parte molto antica di noi stessi e facciamo esperienza di un passato da cui finalmente possiamo prendere le distanze per realizzare il nostro futuro.
L'ultima opera del più grande pensatore contemporaneo, il testo a cui stava lavorando prima della morte. Un dialogo con un giovane e sui giovani che appartengono a una società in continuo mutamento. «il 21 febbraio 2017 un seminario internazionale tenutosi presso l'università di varsavia ha celebrato la teoria della modernità liquida di zygmunt bauman. Ho preso la parola per raccontare gli ultimi lavori di mio marito, e ho esordito proprio parlando dell'iniziativa di scrivere insieme a un giovane un libro sulle giovani generazioni, 'nati liquidi'. Ho raccontato della corrispondenza tra i due e dell'impegno per completare il volume dopo la partenza di zygmunt per 'l'eternità liquida'. L'interesse è stato grande. Credo che non ci potesse essere miglior viatico per il lungo viaggio di questo piccolo libro. » - aleksandra kania bauman questa è l'ultima opera di un'icona della cultura che ha goduto di un'immensa popolarità, grazie alla sua capacità di parlare a tutti con un linguaggio comprensibile e al tempo stesso mai riduttivo. Lo studioso che ha spiegato la postmodernità attraverso l'illuminante immagine di una «società liquida» che ha abbandonato la comunità per l'individualismo, convinta che il cambiamento è l'unica cosa permanente e che l'incertezza è l'unica certezza. Queste sono le pagine a cui al momento della morte zygmunt bauman stava lavorando. Un dialogo con un giovane che ha esattamente sessant'anni meno di lui. Nello scambio con thomas leoncini, bauman affronta per la prima volta il mondo delle generazioni nate dopo i primi anni '80, quelle che a una società liquida e in continuo mutamento appartengono da nativi. E, come sempre, stimolato dal dibattito, sa cogliere la realtà nella sua dimensione più vera e profonda, persino nei fenomeni considerati più effimeri. La trasformazione del corpo, i tatuaggi, la chirurgia estetica, gli hipsters, le dinamiche dell'aggressività (e in particolare il fenomeno del bullismo), il web, le trasformazioni sessuali e amorose vengono analizzati in questa breve opera pop.
L'inferiorità di genere è una idea antica. Una storia che comincia in grecia con il mito di pandora e arriva fino a noi. Siamo abituati a pensare alla grecia come alla culla della nostra civiltà, eppure da lì proviene anche il modo in cui consideriamo il rapporto fra i generi. Nella storia antica c'è stato un momento in cui la differenza tra i generi si è trasformata nell'idea che le donne siano inferiori agli uomini: tutto comincia con un mito. La nascita della prima donna, mandata da zeus sulla terra come punizione per la colpa commessa da prometeo. Pandora è «un male così bello» da essere un «inganno al quale non si sfugge». Da lei, dice esiodo, discende «il genere maledetto, la tribù delle donne». Eva cantarella illumina alcuni momenti di una vicenda lunghissima, che dal mito giunge ai medici e ai filosofi che hanno fondato il pensiero occidentale per mostrarci come la differenza di genere viene costruita e codificata fino a diventare un pilastro dell'ordine sociale e della cultura giuridica greca. Un passato da cui prendere le distanze per realizzare il nostro futuro.