Il commissario bordelli è andato in pensione e la malinconia si fa sentire, nonostante la presenza sempre più stretta della bella eleonora e le immancabili cene della confraternita. Il giovane sessantenne fa lunghe passeggiate in collina, ripensa al passato, e a poco a poco si fa strada nella sua mente l'idea di risolvere l'unico caso della sua carriera rimasto insoluto: un ragazzo, figlio di un industriale fascista, ucciso nel 1947 con diverse coltellate. Forse una vendetta? Era la sua prima indagine, e all'epoca non era riuscito a venirne a capo, anche perché molto presto era arrivato l'ordine di lasciar perdere, non era il clima giusto per rovistare nelle tragedie della guerra, l'italia aveva bisogno di pace e di serenità. Ma adesso, dopo ventitré anni, può provare a risolverlo, anche se non ufficialmente. Nel frattempo cerca di dare una mano a piras, diventato vice commissario, e finisce per ritrovarsi alle prese con due crimini odiosi che reclamano giustizia, una giustizia che forse andrà cercata al di fuori delle regole. Come comincial'ex commissario franco bordelli avanzava sul viale che percorreva ogni giorno, seduto sul maggiolino che guidava da anni. Stava andando all'impruneta, nella casa dove viveva dal '67. Era uscito da poco dal palazzo della questura dove aveva lavorato per ventitré anni. Ma non essere più un commissario capo in servizio, bensì un questore vicario in pensione, cambiava la sua visione del mondo. Il viale gli sembrava una strada che conduceva verso l'ignoto, il maggiolino somigliava al nautilus di verne, la casa dove era diretto era un castello sconosciuto, e il suo ufficio con l'affresco dell'annunciazione un ricordo lontanissimo. A momenti sentiva un brivido di piacere corrergli lungo le braccia, e magari poco dopo una lama di angoscia gli attraversava il petto. Imboccò l'imprunetana di pozzolatico, pensando che sul sedile posteriore aveva una scatola di cartone con dentro un quarto di secolo del suo passato di sbirro. E adesso?