Quando il confine tra la pagina e il palcoscenico è superato, riusciamo ancora a distinguere tra una fantasia pericolosa e la realtà deviata? Avevano un gusto eccellente, vestiti eccellenti, parlavano un eccellente inglese, e non erano più eccentrici, poniamo, di bob dylan o di qualsiasi altro ex residente locale. I golden, insomma, furono accettati perché erano accettabili. Adesso erano americani. Alla fine, però, le cose cominciarono ad andare a rotoli. Queste sono le cause della loro caduta: una lite tra fratelli, una metamorfosi inattesa, l'arrivo nella vita del vecchio di una giovane donna bella e determinata, un omicidio. (più di un omicidio). E nel lontano paese senza nome, finalmente, un buon lavoro di intelligence nero golden è basso, perfino tozzo, con i capelli tinti tirati all'indietro ad accentuare il suo picco del diavolo, ha occhi neri e penetranti, avambracci da lottatore, grosse mani pericolose e cariche di massicci anelli d'oro tempestati di smeraldi. Suona il violino, ha il culto dell'antica roma e vive nella lussuosissima 'golden house', una domus aurea nel centro del greenwich village. Nerone, imperatore megalomane e paranoico, è il suo modello, e noi siamo avvertiti: qualcosa prima o poi brucerà. Salman rushdie ci racconta una storia fatta di figli predestinati e sfortunati, amori intriganti, segreti e confessioni inattendibili. Ci racconta la new york degli oligarchi russi, il terrorismo, le fake news e la finzione che vince a mani basse sulla realtà, l'ascesa di un presidente mitico e di un miliardario che assomiglia tanto alle caricature cinematografiche. E ci trascina davanti a un interrogativo da vertigine: quando il confine tra la pagina e il palcoscenico è superato, riusciamo ancora a distinguere tra una fantasia pericolosa e la realtà deviata?