Sui marciapiedi di parigi vengono tracciati da mesi strani cerchi con il gesso azzurro. In mezzo ai cerchi, un tappo, un portachiavi, un gatto. Giornalisti e psichiatri si divertono a discuterne, ma il commissario adamsberg, appena trasferito a parigi, pensa che non ci sia proprio nulla da ridere. Lui lo sente, lo sa, che quei segni trasudano crudeltà. E aspetta. Aspetta che nel cerchio azzurro compaia il primo cadavere. «la voce di adamsberg è come un sogno, ti culla, ti incanta e ti addormenta, lui invece non si addormenta. La sua voce porta con sé immagini lontane e pensieri vaghi, ma procede verso conclusioni inesorabili, di cui forse lui stesso è l'ultimo a rendersi conto. »da quattro mesi i marciapiedi di parigi riservano una sorpresa apparentemente innocua: grandi cerchi blu tracciati con il gesso, e al centro una serie di oggetti stravaganti: un trombone, una pinzetta, un vasetto di yogurt, una candela. I giornalisti indagano per sfamare l'interesse dei lettori e gli psicologi si dividono tra chi grida al maniaco, e chi ipotizza la burla. Adamsberg, però, non trova nulla di divertente nell'escalation dei cerchi: la sua fine psicologia di conoscitore del male gli lascia intuire che dietro l'apparente stramberia si nasconde qualcosa di morboso. E ben presto i fatti gli danno ragione: un'altra alba e un altro cerchio su un marciapiede, ma stavolta, al centro esatto, un corpo di donna. Parte così una corsa contro il tempo per fermare un assassino del quale si ignora letteralmente tutto.