Dall'autore di il senso di una fine, una storia di precipizi, di cadute violente e barbari strappi, dopo che due cose sono state unite e nessun dislivello basta a separarle. In una parola, un'invincibile storia d'amore. Tre leggendari pionieri ottocenteschi rivivono fra le pagine dell'originale e struggente mescolanza di fatti e finzione che è livelli di vita: fred burnaby, colonnello della cavalleria della guardia reale inglese e viaggiatore per terre esotiche e inesplorate, la «divina» sarah bernhardt, la più grande attrice di tutti i tempi a detta di alcuni, e félix tournachon, il caricaturista, vignettista, aeronauta e celebre fotografo ritrattista noto come nadar. Ad accomunarli, un'incomprimibile passione per il volo, l'impulso sacrilego a issarsi a bordo di una cesta di vimini appesa a un pallone e, affidandosi a un precario equilibrio di pesi e correnti, sganciarsi dal regno che ci è deputato per conquistare lo spazio degli dèi. Una buona metafora per ogni storia d'amore. Quella immaginata fra burnaby e sarah bernhardt, ad esempio – l'aria, l'assenza di vincoli, l'eccentricità, lei; la concretezza, l'avventura, la disciplina, lui. O quella, cinquantennale, fra nadar e l'afasica moglie ernestine. Oppure la storia d'amore, durata trent'anni e poi proseguita, fra julian barnes e la moglie pat kavanagh. Storie in cui «metti insieme due cose che insieme non sono mai state e il mondo cambia», esempi di una «devozione uxoria» che travalica ogni barriera. Volare è esaltante e semidivino, volare è pericoloso. Un calcolo sbagliato, un vento contrario, un disegno avverso, o la casuale assenza di esso, e si può precipitare. Finire conficcati nel terreno fino al ginocchio, magari, con gli organi sparsi tutto intorno. Perduta l'altezza, perduta la prospettiva, disintegrati nel corpo e nello spirito, che cosa ci rimane? Orfeo poté scendere agli inferi per riportare indietro la sua euridice. Ma l'impresa (con la sua implicita consolazione religiosa) è a noi preclusa. «abbiamo perso le antiche metafore e dobbiamo trovarne di nuove. Noi non possiamo scendere laggiú come orfeo. Perciò dobbiamo farlo in modo diverso, riportarla indietro in modo diverso. Possiamo ancora scendere dentro i sogni. E possiamo scendere nella memoria». I ricordi, dunque, baluardi di una vita ancora intatta e densa e furiosa, tramiti di un discorso amoroso che non si esaurisce e non placa. In attesa di un vento da settentrione, capace di riportare in quota.