Era il 22 dicembre 1942 quando migliaia di soldati tedeschi e italiani si trovarono fianco a fianco nel tentativo di salvarsi da un violento attacco dell'armata rossa ad arbusov. Vitto, munizioni, medicinali e carburante erano finiti e le truppe sovietiche, in vantaggio numerico, li avevano accerchiati e li bersagliavano senza sosta. Poi un giovane carabiniere balzò a cavallo, brandì un tricolore e si scagliò contro le mitragliatrici nemiche al grido di 'savoia'. Il suo eroismo diede nuovo vigore ai compagni, che respinsero i sovietici all'arma bianca. Questa è solo una tra le tante storie della seconda guerra mondiale divenute leggenda, ma testimonia quanto a fondo la sfortunata campagna di russia sia entrata nella memoria italiana, cristallizzandosi nel ricordo come una 'tragica fatalità'. Testimoni del tempo e pubblicisti non esitarono a romanzarne il racconto secondo un copione che invariabilmente assegnava ai soldati italiani il ruolo di vittime: dei comandi fascisti, di una guerra spietata contro l'armata rossa, della vastità del territorio, della durezza della natura e, non da ultimo, vittime dei tedeschi, che - dopo averli traditi - avrebbero abbandonato i coraggiosi alleati. Si omise di ricordare che gli italiani combattevano una guerra offensiva e non difensiva, che erano gli invasori, gli occupanti respinti dai partigiani.
Da oltre duemila anni alessandro rappresenta il mito dell'eroe che, dall'occidente alla cina, ha alimentato un fiume di leggende e di racconti fantastici. Un personaggio grande ed eccessivo in tutto: nel suo coraggio di guerriero, nell'ira e nella generosità, nella vastità delle sue ambizioni e delle sue conquiste, nella fine prematura. In dieci anni, il giovane alessandro distrugge un impero che si reggeva da duecento, diventa mille volte più ricco di qualsiasi altro monarca al mondo, e si accinge a una spedizione in india che sembra sovrumana anche a chi lo venera come un dio. Lane fox ricostruisce quest'avventura incredibile, consegnandoci un ritratto di forte suggestione.
La rivoluzione russa è stata, per i suoi effetti, una delle vicende più sconvolgenti della storia mondiale: in una sola generazione dall'instaurazione del potere sovietico almeno un terzo dell'umanità viveva in regimi che l'avevano presa a modello. Il costo in vite umane degli eventi rivoluzionari del 1917 e degli anni immediatamente successivi fu immenso: milioni di morti per le bombe e le pallottole dei rivoluzionari e per la repressione diretta del regime, per il terrore rosso e i pogrom antiebraici, ancora di più per la fame, il freddo, le malattie. In questo libro, considerate l'opera più completa e attendibile sul periodo, per la prima volta si è racchiusa in un unico volume l'intera parabola rivoluzionaria: dal 1891, quando per la prima volta la carestia e la fame spinsero la popolazione a ribellarsi all'autocrazia zarista, fino al 1924, quando alla morte di lenin si erano ormai instaurate e consolidate le istituzioni del regime sovietico. Orlando figes descrive la rivoluzione come una tragedia, tanto per il popolo russo nel suo insieme quanto per i singoli individui, dimostrando che il fallimento della democrazia nel 1917 aveva le sue radici nella cultura e nella storia sociale della russia e che quella che era nata come rivoluzione del popolo conteneva già i semi della futura degenerazione in violenza e dittatura.
In questa ricostruzione, lontana da ogni interpretazione ideologica, arrigo petacco racconta la storia di un lembo conteso della nostra patria, in cui la presenza di etnie diverse ha favorito, di volta in volta manifestazioni nazionalistiche, quasi sempre detttate dall'deologia vincente.
Una ricostruzione che diventa un racconto pieno di fascino: siamo sul campo di battaglia, ascoltiamo i suoni, vediamo i colori, odoriamo il fumo. Viviamo con i soldati francesi e poi con quelli inglesi e poi con i prussiani in una sorta di ripresa cinematografica a tratti dall'alto, a tratti dal basso, ad altezza d'uomo. Questo libro è il primo ad analizzare la battaglia in una prospettiva europea, dando voce a tutti coloro che vi presero parte, di qualsiasi nazionalità: le loro emozionanti testimonianze costituiscono il filo conduttore del libro.
Nel 1839 un'armata britannica di quasi ventimila uomini invade l'afghanistan per insediare sul trono del paese un sovrano fantoccio, shah shuja, e contrastare così la temuta espansione russa in asia centrale: è l'inizio del grande gioco, la sanguinosa partita a scacchi tra potenze coloniali europee per il controllo della regione, immortalata da kipling in kim. Ma è anche il primo fallimentare coinvolgimento militare dell'occidente in afghanistan. Meno di tre anni dopo, il jihad delle tribù afghane guidate dal re spodestato, dost mohammad, costringe gli inglesi a una caotica ritirata invernale attraverso i gelidi passi dell'hindu kush. Soltanto una manciata di uomini e donne sopravvivrà al freddo, alla fame, e ai micidiali jezail afghani. L'impero più potente al mondo era stato umiliato. Attingendo a fonti storiche in persiano, russo e urdu sino a oggi sconosciute - compresa l'autobiografia di shah shuja, la cui tragica figura rappresenta il vero fulcro del libro - nonché ai diari e alle lettere dei protagonisti inglesi dell'invasione, dalrymple racconta una vicenda insieme drammatica e farsesca, popolata di personaggi affascinanti e crudeli, incompetenti e geniali, eroici e boriosi. E la racconta in maniera trascinante, senza tuttavia farci mai dimenticare quanto quegli eventi - le antiche rivalità tribali sullo sfondo di territori inaccessibili e inospitali, gli errori strategici che portarono al massacro dell'armata britannica risuonino, ancora oggi, come un monito.
Una irriverente ricostruzione di 3000 anni della storia d'italia e dei personaggi che hanno contribuito a creare il 'mito italico': da caracalla a mussolini, da san francesco a mazzini, da romolo a giovanni paolo ii.
Una storia travagliata lunga venti secoli: dalla conquista della giudea a opera di pompeo fino agli inizi del xx secolo. E' la storia degli ebrei che riccardo calimani riassume e racconta in questo libro, spiegando chi sono gli ebrei, ma facendo emergere in controluce la stessa storia dell'occidente cristiano. Da gesù al falso messia shabbetai zevi, dall'epopea marrana all'influenza ebraica sulla civiltà del vecchio continente, alternando avvenimenti cruciali al racconto di avvenimenti individuali e a grandi temi e controversie religiose.
La napoli turbolenta delle signorine e dei militari alleati, degli sciuscià e del mercato nero, nel diario di un giovane ufficiale inglese che non sapeva ancora di essere un formidabile memorialista lewis entrò a napoli nel 1943 come ufficiale della quinta armata americana e gli furono subito assegnate funzioni di polizia, che svolse per tredici mesi. I taccuini che lewis tenne in quel periodo finirono poi per costituire questo libro. Lewis si aggira in una napoli trasformata dalla guerra in un immenso, miserabile mercato nero. Questo libro fu pubblicato per la prima volta in inghilterra nel 1978 e appare solo ora in italia.