Quando 'il grande quaderno' apparve in francia a metà degli anni ottanta, fu una sorpresa. La sconosciuta autrice ungherese rivela un temperamento raro in occidente: duro, capace di guardare alle tragedie con quieta disperazione. In un paese occupato dalle armate straniere, due gemelli, lucas e klaus, scelgono due destini diversi: lucas resta in patria, klaus fugge nel mondo cosiddetto libero. E quando si ritroveranno, dovranno affrontare un paese di macerie morali. Storia di formazione, la 'trilogia della città di k' ritrae un'epoca che sembra produrre soltanto la deformazione del mondo e degli uomini, e ci costringe a interrogarci su responsabilità storiche ancora oscure.
Undici capitoli per undici episodi della sua vita, dalla bambina che divora i libri in ungheria alla scrittura dei primi libri in francese. L'infanzia felice, la povertà del dopoguerra, gli anni di solitudine in collegio, la morte di stalin, la lingua materna e le lingue nemiche (il tedesco, il russo e in un certo senso anche il francese), la fuga in austria e l'arrivo a losanna, profuga con un bebè.
Undici capitoli per undici episodi della sua vita, dalla bambina che divora i libri in ungheria alla scrittura dei primi libri in francese. L'infanzia felice, la povertà del dopoguerra, gli anni di solitudine in collegio, la morte di stalin, la lingua materna e le lingue nemiche (il tedesco, il russo e in un certo senso anche il francese), la fuga in austria e l'arrivo a losanna, profuga con un bebè.
Tobias horvath è un emigrato, ogni suo giorno scorre nella quotidiana lentezza dell'abitudine e della ripetizione di gesti vuoti. Ha trascorso l'infanzia nella miseria, all'ombra della madre che era la ladra, la mendicante, la prostituta del paese. Quando, tra i molti che vedeva entrare e uscire di casa, ha scoperto chi era suo padre, tobias ha preso un lungo coltello e glielo ha affondato nella schiena.
L'autrice di 'trilogia della città di k. ' scrive in questi racconti essenziali da torcersi in apologhi - di emozioni paralizzate, di solitudini che anelano incontri che poi rifuggono, della crudeltà dei bambini che rispecchia quella degli adulti, di claustrofobiche e sadiche torture famigliari. Nata in ungheria, agota kristof ha abbandonato il suo paese nel 1956 e ora vive in svizzera.
In questi due racconti ritornano le ossessioni di agota kristof: l'infanzia e la sua terrificante lungimiranza, la disperazione assoluta nei confronti della vita, l'inganno delle parole, la diluizione del tempo, ma anche lo humour e il sogno. Sandor, l'eroe del primo racconto, conduce in quel labirinto d'incertezze che i lettori di agota kristof conoscono bene. Lina, l'eroina del secondo racconto - in forma di dialogo - sorprende invece per la sua incantevole leggerezza: è una ragazzina innamorata come da adulta non potrà più esserlo.