Andrea adorno è stato gravemente ferito in missione mettendo in salvo i propri commilitoni. Per questo si è guadagnato la medaglia d'oro al valor militare. In questo libro racconta la sua esperienza. «non si può descrivere davvero quello che si prova in combattimento. O quello che non si prova, e che la mente cerca a fatica di recuperare nella memoria: paura, coraggio, determinazione, 'stoicismo', virtù militari. »roma, altare della patria, 4 novembre 2014. Le bandiere che palpitano al vento. L'applauso della folla. Le strette di mano delle autorità. Una medaglia d'oro al valor militare appuntata sul petto. «fulgido esempio. », «ferito a una gamba. », «sprezzo del pericolo. », «non esitava a frapporsi. ». Le parole, solenni, scivolano via tra gli squilli di tromba, mentre il nastro della memoria si riavvolge e riaffiorano immagini, rumori, voci e sensazioni confuse, come il sapore del sangue che impasta la bocca o gli schiocchi dei colpi dei kalashnikov che frustano il terreno. E in un istante tutto sembra tornare a un mattino di quattro anni prima, nell'assolata valle del murghab, nell'afghanistan settentrionale. Se fosse un film, probabilmente inizierebbe così. Ed è proprio così che comincia questa storia, la storia di andrea adorno, caporale maggiore capo del 4º reggimento «monte cervino» dell'esercito italiano. La differenza, però, è che quella di andrea è una storia vera, culminata nella battaglia del 16 luglio 2010, quando, durante un'operazione di rastrellamento nel villaggio di bozbai situato sulla riva destra del fiume murghab, adorno e i suoi compagni delle truppe speciali vennero sorpresi dalla violenta reazione degli insurgents afghani. Nello scontro a fuoco andrea rimase gravemente ferito, e tuttavia continuò a combattere per proteggere i militari del suo plotone, fino a quando non furono tutti al sicuro. Una storia di eroismo, quindi. Ma non solo. Quella dell'alpino-paracadutista andrea adorno, infatti, è una vicenda per altri versi esemplare, fatta di rinunce e duro addestramento, di sogni e speranze, di sacrifici e dedizione assoluta ai propri compagni, alla patria e al proprio ruolo di militare di un paese democratico impegnato ogni giorno – in iraq come in bosnia o in afghanistan – a costruire un futuro di pace.