Nella cupa milano degli anni trenta, il commissario carlo de vincenzi è un servitore dello stato che cerca di fare bene il proprio lavoro. Né poliziotto spaccone né freddo detective, ma attento indagatore della natura umana, de vincenzi segue con pazienza la sua pista fino alla soluzione di ogni caso. In questa prima inchiesta, è impegnato a scagionare un amico da un'accusa di omicidio in apparenza schiacciante. Con i suoi romanzi, pubblicati tra il 1930 e il 1943, augusto de angelis inaugurò la via italiana al poliziesco, portando avanti allo stesso tempo una sottile ma ferma resistenza alla propaganda del regime fascista. Riscoperte negli anni sessanta da oreste del buono, le avventure del commissario sarebbero diventate un celebre sceneggiato rai nel decennio successivo.
In un albergo popolato di strani figuri che si dedicano, la notte, al gioco d'azzardo, è stato ucciso, prima pugnalato e poi impiccato, un giovane inglese. Seguono a questo altri omicidi, mentre arriva in albergo un avvocato, anch'egli inglese, che deve leggere agli eredi un testamento la cui validità è, misteriosamente, sottoposta alla presenza di tre bambolette di porcellana. E in questa atmosfera da agatha christie, de vincenzi indaga e scopre una verità che alla fine niente ha a che dire con le raffinatezze del delitto all'inglese. Piuttosto con la turpe e disillusa 'milano calibro 9' che sarà di scerbanenco.