«la prima volta che mi sono innamorato è stato nel 1512. All'epoca vivevo a roma e frequentavo la cerchia di agostino chigi, l'uomo più ricco del suo tempo. Allora ne ero convinto davvero, che le persone si potessero catalogare più o meno come le opere d'arte: capolavori, esemplari unici, brutte copie, multipli e falsi d'autore. Io sono un collezionista, e se avevo scelto roma era perché lì c'erano più capolavori che da qualsiasi altra parte. Uno di questi si chiamava agostino chigi. Quell'anno lo stavo accompagnando a venezia a riscuotere soldi dai suoi debitori, a vendere allume al doge, a fare un salto in qualche postribolo di lusso per poi tornare a roma con un'avventura in più da raccontare. Non sapevo che da lì a breve mi sarei innamorato di una donna. La sua donna. » comincia così il racconto del protagonista di questo libro, che reduce da una delusione sentimentale si pone la domanda più vecchia del mondo: perché mi sono innamorato? Per rispondere, decide di interrogare le figure femminili che nel tempo sono state capaci di colpirlo, ammaliarlo, infiammarlo: dalla galatea di raffaello a dora maar di picasso, dalla cleopatra di tiepolo a marina abramovic', passando per il ritratto della madre di boccioni e la venere degli stracci di michelangelo pistoletto. Ciascuna è un incontro, un carattere, un legame, una scoperta e una perdita. Insieme, sono il ritratto di oltre cinque secoli di storia dell'arte. Con uno stile che combina divulgazione e narrazione, carlo vanoni ci offre un punto di vista nuovo sui più grandi artisti della nostra cultura, sul mutare del gusto e degli stili, sulle sfaccettature e i significati della femminilità.