Nelle foreste della kirghisia, tra magnifiche montagne, c'è un posto di guardia, un pugno di case affacciate sul torrente. Ci abitano tre famiglie e un unico bambino, con la testa rotonda sul collo magro e le orecchie a sventola. Un bambino rimasto senza genitori, affidato alle cure di nonno momun. Il bambino aspetta con ansia il passaggio dei pastori, per giocare con i loro figli intorno ai falò; si tuffa nel torrente sognando di trasformarsi in pesce e nuotare fino al lago, incontro al battello bianco che contempla ogni sera, con il binocolo, dalla cima del monte sentinella. Ammira i lavoratori del sovchoz e impara a schivare orozkul, la guardia forestale, che quando beve diventa violento. Si addormenta ascoltando dalla voce del nonno le leggende della valle di san tas: echi di antiche battaglie lungo il fiume enesaj, una grande cerva bianca che raccoglie due bambini smarriti e li porta lontano, a fondare una nuova stirpe. Un pomeriggio d'autunno le cornacchie gracchiano forte. Orozkul e nonno momun marciano nella foresta, ciascuno immerso nei propri pensieri. Orozkul ha propositi loschi, il vecchio è costretto a seguirlo. Al rombo del torrente, cresce la tensione tra i due, gli scatti dispotici di orozkul esasperano il nonno. Il nipote lo aspetta da ore davanti alla scuola. In un crescendo orchestrato alla perfezione, paure nascoste, speranze selvagge brillano per un attimo in tutta la loro forza, e ripiombano nelle crepe della realtà.