Se è vero che ogni famiglia infelice lo è a suo modo, quella di miriam e sebastiano appare dal di fuori normalmente infelice: tra loro qualche discussione, la frustrazione di fondo per una modesta vita borghese, a volte liti furiose seguite da silenzi devastanti (quanto possano essere devastanti i silenzi, miriam lo impara presto a sue spese); poi, finalmente, la sospirata riappacificazione. Sebastiano la porta fuori a cena, le regala un oggetto desiderato o un viaggio. A miriam questo basta per andare avanti senza porsi domande. Ma a poco a poco la vera natura di sebastiano viene a galla. Se miriam lo contraddice e cerca di farsi valere, lui risponde ignorandola, ostile, fino a che lei sente la propria volontà assottigliarsi e cede, scusandosi. Ai silenzi subentrano ben presto le parolacce, le offese, i pugni gonfi di lui che minacciano, che fanno paura, l'umiliazione di un possibile tradimento. Miriam subisce e perdona perché si sente colpevole: in fin dei conti è sebastiano che la mantiene, che l'ha preferita a sua sorella sara l'eterna rivale - lui che l'ha resa madre. Ma quando resta sola col piccolo teodoro e deve lottare contro il cumulo delle incombenze quotidiane e soprattutto contro il bisogno di sonno che la tortura, ecco che i suoi fantasmi ritornano, facendola sentire ancora una volta non all'altezza. Fino a quando un avvenimento imprevisto la aiuterà a risalire dagli inferi e a riscattarsi.
In ospedale, al capezzale del padre e accanto alla madre che lo veglia, thea ligas aspetta i suoi fratelli rievocando la propria esistenza. Dalla primissima infanzia, trascorsa in sardegna insieme ai nonni paterni alla vita coi genitori nella periferia milanese degli anni cinquanta e sessanta, la protagonista narra le vicende di diverse generazioni alle prese con l'asprezza del vivere. Tra i personaggi spicca una milano letterariamente inedita, proletaria e grigia ma animata da elementi di imprevedibile e profondissima umanità, perché il narratore abbraccia con indulgenza tutti i suoi personaggi e ne porta alla luce colpe e motivazioni. La giovane thea si affanna a crescere cercando di dare un senso alla sua vita segnata dall'alcolismo del padre e dal disamore della madre. Ad alleggerire l'atmosfera familiare cupa e oppressiva contribuisce in parte la presenza dei fratelli, marco e giulio-che-sa-di-biscotto: per loro, nelle notti di vento forte e luci gelide, thea si trasforma in peter fan, sollevando piano la tapparella della cameretta e dicendo 'buffe cose alle stelle'. Ma il destino incrudelisce sulla loro innocenza, mentre lei, ormai lontana da casa, cercherà di percorrere la propria difficile strada di 'bambina sbagliata' sperimentando la bohème cittadina, la politica e il teatro, continuamente in bilico tra l'orgogliosa affermazione della propria indipendenza e l'inevitabile bisogno d'amore.