Dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, con l'istituzione nel 1945 delle nazioni unite allo scopo di mantenere la pace, la guerra è stata bandita dalla politica internazionale. Uniche due eccezioni a tale divieto: il diritto all'autodifesa o un'azione bellica su mandato del consiglio di sicurezza dell'onu. Tuttavia, la realtà è stata tragicamente ben diversa e la responsabilità è in massima parte dell'occidente e del suo strapotere militare. Come documenta con rigorosa chiarezza lo storico daniele ganser in questo libro, negli ultimi settant'anni sono stati i paesi della nato – la più grande alleanza militare del mondo, guidata dagli stati uniti – ad aver avviato in molti casi guerre illegali per garantire e ampliare il predominio dell'impero americano, ignorando il divieto dell'uso della forza stabilito dall'onu e riuscendo sempre a farla franca. Ganser, attraverso l'analisi puntuale di tredici di questi conflitti – iran, guatemala, egitto, cuba, vietnam, nicaragua, serbia, afghanistan, iraq, libia, ucraina, yemen e siria – e delle loro disastrose conseguenze per i popoli, evidenzia come la nato abbia sistematicamente sabotato le regole delle nazioni unite, trasformandosi da alleanza locale con finalità difensive in un'alleanza aggressiva globale, fino a diventare un pericolo per la pace nel mondo. «se fosse lungimirante», scrive carlo rovelli nella prefazione, «l'occidente, che è il mio mondo e a cui tengo, lavorerebbe – per il suo proprio bene – per la stabilità e la legalità internazionali, per un mondo multipolare dove gli interessi degli altri siano presi in considerazione e le soluzioni siano cercate nella politica e non nelle armi. Questo libro mostra in maniera inequivocabile che oggi non è così».