Siamo nel 1953, ma sembra oggi. Lo scrittore invia il suo protagonista e commissario, mario arrigoni, in un paese sopra il lago maggiore, per indagare su una serie di omicidi. «in carpazano piace la nostalgia: del 1953, delle partite a stecca, del sidro fatto con le mele messe a seccare in cantina, del sindaco che riceve con il vestito della festa l'ispettore arrivato in città. » - la lettura È la prima inchiesta che il commissario capo arrigoni del porta venezia conduce lontano dalla sua amata milano. Siamo nel 1953, e gli alti comandi di polizia e carabinieri decidono di costituire un'unità speciale che dovrà indagare sugli omicidi che vengono commessi in piccoli paesi della lombardia. A capo dell'unità viene nominato proprio arrigoni che, pur non essendo troppo entusiasta della proposta, per senso di responsabilità accetta l'incarico. Dopo una settimana, ha già un caso da risolvere. Parte insieme al il giovane e fidato agente di pasquale, un esuberante e brillante partenopeo, nonché impenitente donnaiolo. I due raggiungono arbizzone varesino, un paese di montagna affacciato sul lago maggiore, dove il contrabbando con la vicina svizzera è la principale fonte di guadagno: un posto tranquillo, all'apparenza, ma che nasconde più di un segreto. Qui, in un bosco, è stato rinvenuto il cadavere di un uomo, ucciso con un colpo alla tempia, sferrato probabilmente con una pietra trovata nel vicino torrente. L'uomo, ricco e sposato con una ragazza molto più giovane, era ufficialmente un imprenditore edile, ma, come si scoprirà nel corso dell'indagine, anche uno strozzino.