È una gelida sera di gennaio a viareggio: con il conforto di una cospicua dose di cioccolato, don tony si dispone ad ascoltare le confessioni dei parrocchiani - cogitabonde disamine in cui l'autoelogio è secondo solo al biasimo per le miserie altrui -, e intanto sogna il tepore del proprio appartamento e di una montagna di junk food. Proprio quella notte, però, un omicidio scuote la comunità. In tanti si aggiravano attorno alla scena del delitto: il dottor ferri, vanitoso ginecologo obiettore, la pia, onnipresente pettegola non priva di un certo acume induttivo, un gruppo di adolescenti della meglio gioventù viareggina, il traffichino franco lavoce. Le indagini sono affidate al commissario klaus russo, aspirante giallista che interpreta il proprio lavoro attraverso il filtro dei romanzi che ha letto e che sogna di scrivere, affiancato dall'agente carini, truce e taciturno - il braccio violento della legge. Don tony si ritrova suo malgrado nell'occhio del ciclone e viene ulteriormente messo in crisi dall'intransigenza di una bella ragazza vegana in cui si è imbattuto per strada la notte dell'omicidio, che oltre a bistrattarlo per le sue deprecabili abitudini alimentari gli chiede di nasconderla rifiutandosi di dare spiegazioni. Quando il commissario russo decide di rinunciare al giallo per darsi al noir, la svolta si ripercuote sul tono della narrazione, che si fa più tesa e torbida, fino al sorprendente scioglimento finale.