Ambientato negli anni cinquanta, ricco di riferimenti autobiografici, il romanzo di dorothy allison racconta con un'intensità senza precedenti un mondo crudele e amorevole al contempo, nel quale la brutalità maschile e la resilienza delle donne, il desiderio di rivolta e la forza dei legami familiari coesistono in un intrico indissolubile. Ruth anne boatwright, per tutti bone, dal padre ha ereditato solamente un certificato di nascita che la dichiara bastarda. A sorreggerla – in una cittadina del south carolina segnata dalla povertà e dal degrado e in una famiglia nella quale amore, rabbia e prevaricazione fanno parte di un unico coacervo di sentimenti spesso incontrollati – è il disperato e dolcissimo rapporto che la lega alla madre, e che neanche le violenze subite dal patrigno riusciranno a spezzare. La scrittura cristallina e di inarrivabile durezza, la profondità dello sguardo gettato sull'adolescenza, il ritratto dall'interno dei «white trash» e di un sud quasi senza riscatto hanno fatto gridare la critica al capolavoro e hanno indotto a paragoni con classici quali 'il buio oltre la siepe' e 'il giovane holden'. In un profilo appassionato pubblicato sul 'new yorker', david cantwell ha scritto, tra l'altro: «la storia di bone è piena di rabbia, ma anche di generosità e di amore. Bone ha saputo descrivere senza reticenze tutte le cose mostruose che i genitori le hanno riservato, senza per questo cedere alla tentazione di rappresentarli come mostri. Grazie a questa scelta la protagonista è diventata una scrittrice, ed è stata in grado di presentare se stessa non come trash, ma come un'eroina fragile, complessa e onesta, al centro di una magnifica storia».