Candidato al premio strega 2018 vincitore premio sila '49 2018, sezione letteratura con sangue giusto francesca melandri si conferma un'autrice di rara forza e sensibilità «il centro del mondo di ognuno è quel punto in mezzo ai suoi occhi» roma, agosto 2010. In un vecchio palazzo senza ascensore, ilaria sale con fatica i sei piani che la separano dal suo appartamento. Vorrebbe solo chiudersi in casa, dimenticare il traffico e l'afa, ma ad attenderla in cima trova una sorpresa: un ragazzo con la pelle nera e le gambe lunghe, che le mostra un passaporto. «mi chiamo shimeta ietmgeta attilaprofeti» le dice, «e tu sei mia zia. » all'inizio ilaria pensa che sia uno scherzo. Di attila profeti lei ne conosce solo uno: è il soprannome di suo padre attilio, un uomo che di segreti ne ha avuti sempre tanti, e che ora è troppo vecchio per rivelarli. Shimeta dice di essere il nipote di attilio e della donna con cui è stato durante l'occupazione italiana in etiopia. E se fosse la verità? È così che ilaria comincia a dubitare: quante cose, di suo padre, deve ancora scoprire? Le risposte che cerca sono nel passato di tutti noi: di un'italia che rimuove i ricordi per non affrontarli, che sopravvive sempre senza turbarsi mai, un paese alla deriva diventato, suo malgrado, il centro dell'europa delle grandi migrazioni. Con sangue giusto francesca melandri si conferma un'autrice di rara forza e sensibilità. Il suo sguardo, attento e profondissimo, attraversa il novecento e le sue contraddizioni per raccontare il cuore della nostra identità.
Finalista premio campiello 2012 l'isola si scorge da lontano. Il mare ha il colore del verderame, la macchia tutt'intorno emana un profumo speziato, i raggi del sole, anche ora che l'estate è finita, scaldano i pochi passeggeri arrivati con la motonave. Tra loro ci sono luisa, gambe da contadina e sguardo tenace, e paolo, ex professore di filosofia con un peso nel cuore. Salgono su un furgone, senza smettere di fissare le onde. Quella bellezza però non li culla, li stordisce. Non sono in vacanza. Sono diretti al carcere di massima sicurezza dell'isola: lei, oltre il vetro del parlatorio, vedrà un marito assassino, lui un figlio terrorista. Ogni volta le visite acuiscono il senso di lutto che li avvolge. E sono soli nel dolore: siamo alla fine degli anni settanta e per loro non ci può essere pietà pubblica. Il maestrale li blocca sull'isola dove li scorta nitti, un agente carcerario che cela un'inaspettata verità. Dopo il loro incontro, le esistenze di paolo e luisa non saranno più le stesse. Con questo romanzo francesca melandri continua la sua ricerca tra gli interstizi della storia, raccontandoci anni che pesano anche se li vogliamo lontani, inattuali. Il suo sguardo recupera le vite dei parenti dei colpevoli, vittime a loro volta ma condannate a non essere degne di compassione. E le accompagna fino a una notte in cui i destini che sembravano scritti si prendono la loro rivincita.
È l'alba. Anche stanotte eva non riesce a dormire. Apre la finestra: l'aria pungente e dolce dell'aprile altoatesino sa di neve e di resina. All'improvviso il telefono squilla, la voce debole di un uomo che la chiama con il soprannome della sua infanzia: è vito. È molto malato, e vorrebbe vederla per l'ultima volta. Carabiniere calabrese in pensione, ha prestato a lungo servizio in alto adige negli anni sessanta, anni cupi, di tensione e di attentati. Anni che non impedirono l'amore tra quello smarrito giovane carabiniere e la bellissima gerda huber, cuoca in un grande albergo, sorella di un terrorista altoatesino e soprattutto ragazza madre in un mondo ostile. Quando vito è entrato nella sua vita, eva la figlia bambina, ha provato per la prima volta il sapore di cosa sia un papà: qualcuno che ti vuole così bene che, se necessario, perfino ti sgrida. Sul treno che porta eva da vito morente, lungo i 1397 chilometri che corrono dalle guglie dolomitiche del rosengarten fino al mare scintillante della calabria, compiremo anche un viaggio a ritroso nel tempo, dentro la storia tormentata dell'alto adige e della famiglia huber. La fine della prima guerra mondiale, quando il sudtirolo austriaco venne assegnato all'italia, quando hermann huber, futuro padre di gerda, perse i genitori e con loro la capacità di amare.