Due date, secondo l'autore, hanno cambiato irreversibilmente la struttura e la velocità del mondo in cui viviamo: il 9 novembre 1989, crollo del muro di berlino, e il 15 aprile 1994, stipula dell'accordo del wto sul libero commercio mondiale. La fine del mondo comunista e l'irruzione sul neonato mercato globale di nuovi agguerriti competitors, in particolare della cina, hanno segnato per l'europa il passaggio dall'età dell'oro (che va dagli anni '50 agli anni '90) ai tempi di ferro. Ma, secondo tremonti, non tutto è perduto. L'europa deve innanzitutto capire cosa è successo, individuare i campi in cui l'intervento è ancora possibile e reagire con un programma realistico.
Due date, secondo l'autore, hanno cambiato irreversibilmente la struttura e la velocità del mondo in cui viviamo: il 9 novembre 1989, crollo del muro di berlino, e il 15 aprile 1994, stipula dell'accordo del wto sul libero commercio mondiale. La fine del mondo comunista e l'irruzione sul neonato mercato globale di nuovi agguerriti competitors, in particolare della cina, hanno segnato per l'europa il passaggio dall'età dell'oro (che va dagli anni '50 agli anni '90) ai tempi di ferro. Ma, secondo tremonti, non tutto è perduto. L'europa deve innanzitutto capire cosa è successo, individuare i campi in cui l'intervento è ancora possibile e reagire con un programma realistico.
Abbiamo i cellulari ma non abbiamo più i bambini. In un mondo rovesciato, oggi il superfluo costa meno del necessario. Vai a londra con 20 euro, ma per fare la spesa al supermercato te ne servono almeno 40. Sale il costo della vita, dal pane alle bollette; stiamo consumando le risorse del pianeta; e dal mondo non vengono segnali di pace. Giulio tremonti ha compreso ciò che sta emergendo nella consapevolezza comune: la globalizzazione, tanto celebrata, ha un lato oscuro, fatto di disoccupazione e bassi salari, crisi finanziaria, rischi ambientali, pericolose tensioni internazionali. E, per l'europa in cui viviamo, di un doppio declino: cadono sia i numeri della popolazione, sia i numeri della produzione. Tremonti racconta le cause della situazione attuale, i passi falsi della politica e le spietate dinamiche della finanza internazionale, delineando i contorni della crisi globale di cui ogni giorno vediamo singoli episodi. Ma cerca anche di indicare una strada percorribile per superare questo momento e vincere la paura. La pianta della speranza non può nascere solo sul terreno dell'economia, ma su quello della morale e dei principi. Si tratta di rifondare la politica europea a partire da sette parole d'ordine: valori, famiglia e identità; autorità; ordine; responsabilità; federalismo. E in tutti questi campi bisogna ritornare alle radici dell'identità europea, in un percorso che va nella direzione opposta e contraria rispetto al '68 e ai suoi errori.
Abbiamo i cellulari ma non abbiamo più i bambini. In un mondo rovesciato, oggi il superfluo costa meno del necessario. Vai a londra con 20 euro, ma per fare la spesa al supermercato te ne servono almeno 40. Sale il costo della vita, dal pane alle bollette; stiamo consumando le risorse del pianeta; e dal mondo non vengono segnali di pace. Giulio tremonti ha compreso ciò che sta emergendo nella consapevolezza comune: la globalizzazione, tanto celebrata, ha un lato oscuro, fatto di disoccupazione e bassi salari, crisi finanziaria, rischi ambientali, pericolose tensioni internazionali. E, per l'europa in cui viviamo, di un doppio declino: cadono sia i numeri della popolazione, sia i numeri della produzione. Tremonti racconta le cause della situazione attuale, i passi falsi della politica e le spietate dinamiche della finanza internazionale, delineando i contorni della crisi globale di cui ogni giorno vediamo singoli episodi. Ma cerca anche di indicare una strada percorribile per superare questo momento e vincere la paura. La pianta della speranza non può nascere solo sul terreno dell'economia, ma su quello della morale e dei principi. Si tratta di rifondare la politica europea a partire da sette parole d'ordine: valori, famiglia e identità; autorità; ordine; responsabilità; federalismo. E in tutti questi campi bisogna ritornare alle radici dell'identità europea, in un percorso che va nella direzione opposta e contraria rispetto al '68 e ai suoi errori.