La verità su via d'amelio è ancora lontana perché è stata insabbiata. Un falso pentito ha retto ben sei processi e due sentenze della suprema corte. Perché? Com'è possibile che investigatori considerati pilastri dell'antimafia abbiano dato credito a un'assurdità così clamorosa? Lo bianco e rizza ce lo raccontano fotografando questi ultimi 18 anni di complici mistificazioni.
Lo bianco e rizza ricostruiscono i drammatici ultimi 56 giorni di paolo borsellino con l'aiuto delle carte giudiziarie, le testimonianze di pentiti e di ex colleghi magistrati, le confidenze di amici e familiari. Molto è stato detto per celebrare la figura eroica di paolo borsellino. Molto poco invece si sa degli ultimi 56 giorni della sua vita, dalla strage di capaci all'esplosione di via d'amelio, quando qualcuno decide la sua condanna a morte. Lo bianco e rizza ricostruiscono quei giorni drammatici con l'aiuto delle carte giudiziarie, le testimonianze di pentiti e di ex colleghi magistrati, le confidenze di amici e familiari. E ci restituiscono le pagine dell'agenda scomparsa nell'inferno di via d'amelio, in cui borsellino annotava le riflessioni e i fatti più segreti. Qualcuno si affrettò a requisirla: troppo scottante ciò che il magistrato aveva annotato nella sua corsa contro il tempo, giorno dopo giorno. Chi incontrava? Chi intralciava il suo lavoro in procura? Quali verità andava scoprendo? E perché, lasciato solo negli ultimi giorni della sua vita, disse:
Nel quindicesimo anniversario della morte di paolo borsellino (1992-2007), il libro di giuseppe lobianco e sandra rizza, con l'introduzione di marco travaglio. Con l'aiuto di ex colleghi magistrati, familiari, pentiti, amici, i due autori ricostruiscono gli ultimi 56 giorni del magistrato siciliano. E ci restituiscono le pagine dell'agenda scomparsa nell'attentato di via d'amelio, in cui borsellino annotava le riflessioni e i fatti più segreti che riguardavano soprattutto l'indagine sulla morte di falcone. Qualcuno, subito dopo l'attentato, si affrettò a requisirla. Questo libro spiega perché.
Erano gli anni settanta. Il giornalista de mauro stava preparando la sceneggiatura del film di francesco rosi sulla morte di enrico mattei, il presidente dell'eni che osò sfidare le compagnie petrolifere internazionali. Lo scrittore pasolini stava scrivendo il romanzo 'petrolio', una denuncia contro la destra economica e la strategia della tensione, di cui il poeta parlò anche in un famoso articolo sul 'corriere della sera'. De mauro e pasolini furono entrambi ammazzati. Entrambi avrebbero denunciato una verità che nessuno voleva venisse a galla: e cioè che con l'uccisione di mattei prende il via un'altra storia d'italia, un intreccio perverso e di fatto eversivo che si trascina fino ai nostri giorni. Sullo sfondo si staglia il ruolo di eugenio cefis, ex partigiano legato a fanfani, ritenuto dai servizi segreti il vero fondatore della p2. Il 'sistema cefis' (controllo dell'informazione, corruzione dei partiti, rapporti con i servizi segreti, primato del potere economico su quello politico) mette a nudo la continuità eversiva di una classe dirigente profondamente antidemocratica, così come aveva capito e cercato di raccontare pasolini in 'petrolio'. Le carte dell'inchiesta del pm vincenzo calia, gli atti del processo de mauro in corso a palermo, nuove testimonianze e un'approfondita ricerca documentale hanno permesso agli autori di mettere insieme i tasselli di questo puzzle che attraversa la storia italiana fino alla seconda repubblica.