«il solo innovatore, o liberatore, nella catena dei poeti moderni è stato ungaretti» ha scritto gianfranco contini. Ed effettivamente la sua voce poetica – a partire dalla manciata di versi scritti nelle trincee della prima guerra mondiale e raccolti nel 1916 nel porto sepolto – ha segnato in modo indelebile l'avvio della stagione poetica novecentesca. Pubblicata nel 1966, con l'autorizzazione dell'autore, questa antologia – che porta lo stesso programmatico titolo apposto da ungaretti alla propria opera complessiva – rappresenta una preziosa sintesi del suo intero percorso poetico attraverso tutte le raccolte: l'allegria, sentimento del tempo, il dolore, la terra promessa, un grido e paesaggi, il taccuino del vecchio.