Con il console onorario la casa editrice sellerio inizia la pubblicazione dei più memorabili romanzi di graham greene, maestro che si è espresso nei generi narrativi più diversi – dal thriller, alla storia d'amore, allo spionaggio –, mostrando sempre «che un romanzo serio può essere un romanzo travolgente, che un romanzo di avventura può essere anche un romanzo di idee» (ian mcewan). «il console onorario, con cui sellerio rilancia i capolavori di graham greene, era il romanzo che l'autore preferiva. Un'occasione per rituffarsi nell'universo ambiguo e tormentato del grande scrittore inglese» - alberto riva, il venerdì«greeve scava nell'interiorità dei suoi personaggi, nei loro tormenti, nelle loro ossessioni mentre, a colpi di dialoghi, fa crescere la storia, che parte con lentezza tropicale, fino agli ultimi, sorprendenti capitoli» - sette «il ruolo di uno scrittore è quello di suscitare nel lettore simpatia verso quegli esseri che ufficialmente non hanno diritto alla simpatia» - graham greene per un errore, charley fortnum, console onorario britannico in una lontana località dell'argentina, è stato rapito dai ribelli paraguayani invece dell'ambasciatore americano. A questo punto i guerriglieri non possono più tirarsi indietro. E fortnum è così poco rilevante che nemmeno i governi e gli apparati hanno voglia di fare un passo per salvarlo. Nessuno è interessato a prenderlo per quello che è: una persona. Tranne l'individuo dal cui punto di vista, non sempre imparziale, è ricostruita tutta la storia: il giovane medico, mezzo inglese mezzo paraguayano, eduardo plarr. Attorno si agita una piccola comunità di persone che hanno conosciuto il console onorario e tutti, anche gli autoctoni, sembrano relitti di un naufragio abbandonati per caso in una terra «troppo vasta per gli esseri umani». Un movimento narrativo che intreccia tanti temi, dialoghi, situazioni, personaggi, in modo tale da aver attratto il cinema, ma la vicenda serve anche all'autore per analizzare, con straziante profondità, l'ambiguità umana, come sia illusoria la possibilità di distinguere con sicurezza e di prendere posizione. Greene, diceva mario soldati, «ha un dono per scoprire la bellezza, una bellezza davvero esistente e non immaginaria, di ciò che tutti, per convenzione, credono e chiamano brutto, storto, sgradevole».