Un romanzo di formazione e vocazione, intenso, scritto con una lingua energica e lirica allo stesso tempo, che affonda le sue radici in quel realismo magico emiliano che, fin dall'esordio, ha nutrito e dato corpo e anima alla narrativa di guido conti. Che la pianura fosse il fondo del mare è una favola affascinante per bruno, un bambino che vive in una grande corte a ridosso dell'argine del fiume po con nonno ercole, socialista, che racconta storie meravigliose, e nonna ida, che guarisce le storte e scaccia i demoni dai cani. Bruno cresce incantato dalle storie che vive e sente raccontare: qui c'è il suo amico millemosche che riceve da un angelo, in chiesa, il dono di curare i cavalli, qui conosce la tragica avventura di vera e l'amara esperienza del peppo che gli narra com'è diventato cieco durante la prima guerra mondiale. Poi un giorno, in mezzo ai campi, appare un uomo che arriva a piedi con una valigia: è l'americano, il padre assente, l'eroe ambiguo che segnerà per sempre la sua adolescenza. Bruno vive tra stupori e fascinazioni, immerso in una natura spesso crudele, dove gli animali sono messaggeri di gioie e disgrazie. Tra le magiche nebbie del po conosce anche laura, una ragazzina sveglia e intraprendente con cui vivrà l'esperienza della guerra, l'arrivo dei tedeschi lungo il po, i primi incanti di un sentimento che non sa ancora definire e poi lo sfollamento e il trauma della separazione. Nel dopoguerra bruno, diventato grande, tornerà a cercare i ricordi di un'infanzia vissuta intensamente tra sogni e immaginazioni, e incontrerà una donna, betty, affascinante e seducente, che lo metterà di fronte a tante verità difficili da accettare. Un romanzo di formazione e vocazione, intenso, scritto con una lingua energica e lirica allo stesso tempo, che affonda le sue radici in quel realismo magico emiliano che, fin dall'esordio, ha nutrito e dato corpo e anima alla narrativa di guido conti.