Si può scampare alle persecuzioni dei due grandi regimi totalitari del novecento e poi scrivere un libro di memorie come questo: sobrio, indomito, luminoso. Heda bloch è fuggita dalla marcia della morte verso bergen-belsen, ma praga la riaccoglie con ostilità: troppo forte, per i suoi amici, è il terrore delle rappresaglie naziste. Dopo la liberazione e la «rinascita comunista», nel 1952 il marito, rudolf margolius, alto funzionario governativo – un «mercenario al servizio degli imperialisti» –, verrà condannato all'impiccagione nel clima plumbeo e maligno del processo contro il segretario generale slánský. Inizia il periodo del «silenzio attonito, terrorizzato»; solo le seconde nozze con pavel kovály salveranno heda e il figlio ivan da una lunga, tragica vita da reietti. E quando sta per giungere il lieto fine, quando dopo la primavera di dubček tutta la popolazione di «una città che non riusciva a dormire per la gioia» si riversa festosa in strada, ecco l'estremo orrore: l'arrivo dei carri armati sovietici.