'il piccolo immenso gioiello lasciato da alain-fournier ha cristallizzato per generazioni di lettori la poesia misteriosa della giovinezza. È un romanzo che ben presto sgattaiola via dalle reti delle letture critiche, si sottrae alle analisi e diventa qualcosa di più, qualcosa d'altro, come lo sono diventati siddharta o il giovane holden o sulla strada. È uno di quei casi in cui l'esperienza stessa della lettura prolunga, amplifica, sdoppia la suggestione dell'opera: ricordiamo i pomeriggi in cui sottolineavamo paragrafi di hesse fumando sul letto, ricordiamo il corridoio del liceo dove seduti per terra leggevamo holden ed eravamo holden, ricordiamo il sacco a pelo dentro al quale, sul ponte della nave, leggevamo una copia di sulla strada incartapecorita dalla salsedine, ricordiamo l'estate gialla e immobile di calore in cui leggevamo meaulnes e sentivamo palpitare in noi la sua irrequietezza. Questa capacità di riecheggiare forte, di trovare la muta sintonia con una sensibilità acuminata, è la vera profonda grandezza del romanzo, che non sta nell'intreccio (. ), ma in una sorta di finissima eppure possente costruzione mitica di cui vogliamo cogliere tre motivi chiave: l'infanzia, l'avventura, il meraviglioso. ' (dalla postfazione di yasmina melaouah)