Pietro da morrone, umile frate eremita, salì al soglio pontificio nel 1294 con il nome di celestino v, ma - convinto dell'impossibilità di conciliare lo spirito evangelico con i doveri del trono - rinunciò all'incarico. Agli occhi del suo conterraneo ignazio silone, il papa del 'gran rifiuto' dantesco assurge a simbolo di chi antepone la purezza della coscienza alle lusinghe del potere e rappresenta la definitiva incarnazione dell'uomo che sceglie la libertà. Con l'avventura d'un povero cristiano silone giunge al vertice del suo percorso umano, civile e letterario, dando al suo messaggio la forma narrativa di un dramma di straordinaria potenza ed efficacia.
Nei primi anni della dittatura fascista a fontamara, 'un antico e oscuro luogo di contadini poveri nella marsica', i 'cafoni' subiscono soprusi e ingiustizie così antichi da sembrare naturali come la neve e il vento. Berardo viola, che porta una scintilla di ribellione, subirà le torture della milizia fascista e sarà ucciso, ma assurgerà a emblema di un nuovo, seppure ancora impreciso e velleitario, livello di dignità. Opera intessuta di una precisa verità storica, fontamara fonde la ballata popolare, la parabola evangelica e la satira politica in una partitura corale che si fa violenta denuncia di ogni ingiustizia.