«ingmar bergman è il più grande tra i registi, gli scrittori e gli intellettuali della cultura scandinava. » goffredo fofi sulle rive di un inquieto mare incolore, cercando di prolungare la propria vita, il cavaliere gioca a scacchi con la morte. L'ha incontrata al ritorno dalla crociata in terra santa, dove aveva creduto di poter trovare uno scopo alla sua vita nell'azione eroica al servizio di dio. Suggestiva riflessione sul destino dell'uomo, questa prima versione della sceneggiatura del capolavoro di bergman rivela le proprie qualità di opera letteraria indipendente dalla realizzazione cinematografica, restituendoci quella parte delle visioni che il cinema non può dare: i profumi, gli odori, i sapori o la malinconia del sole «che rotola sul mare nebbioso come un pesce gonfio d'acqua».
Esiste forse per tutti un posto delle fragole, un luogo dove rimane intatto l'incanto dell'infanzia, l'io che eravamo, con la semplicità, l'autenticità e le speranze di quando la vita era davanti, un luogo, che forse c'è ancora dentro o fuori di noi, dove qualcuno può metterci davanti uno specchio e farci vedere quello che siamo diventati. Sono le fragole selvatiche colte nel giardino della casa d'infanzia di isak borg, vecchio professore egoista e misantropo, in viaggio a lund per la celebrazione del suo giubileo all'università, coronamento della carriera di medico e ricercatore. Da lì i ricordi prendono a intrecciarsi alla realtà, trasformando il viaggio verso lund in una sorta di pellegrinaggio.