Ogni giorno che il signore regala al creato, reb abraham hirsh ashkenazi, commerciante di stoffe e capo della comunità ebraica di lodz, lo zucchetto in testa e una barba lunga quanto l'esilio, siede alla scrivania del suo piccolo ufficio scuro e medita sui sacri testi cercando di trarne saggezza da dispensare alle schiere di commercianti ebrei che fanno ressa alla sua porta. Poco più di uno shtetl tra i tanti nella polonia di fine ottocento dominata dalla russia, lodz pullula in quegli anni di mercanti provenienti da ogni parte dell'impero, e tra questi predominano gli ebrei che vi giungono dalla lituania. La cittadina si sta espandendo, insegnanti e contabili, dentisti e levatrici, tessitori e sarti vi affluiscono, sorgono nuove fabbriche, nelle sinagoghe i rabbini si intonano ai tempi con atteggiamenti genericamente illuministici. Il grembo angusto ma protettivo dello shtetl, fuori del quale il materialismo e il cinismo macinano con indifferenza uomini e tradizioni, si sta rapidamente dissolvendo. In questo piccolo e operoso mondo, dove il tempo è scandito dal lavoro e dalle pratiche religiose, nascono i due figli di reb hirsh ashkenazi, opposti nel carattere fin dalla prima infanzia: jakob bunin, vitale e generoso, rappresenta la forza naturale e la gioia di vivere, mentre simcha meyer, introverso e abile negli affari, riversa la sua febbrile inquietudine nell'imprenditoria. Il turbine della vita porterà jakob ad affermarsi con il suo talento di comunicatore, mentre simcha, miscuglio di cupidigia e lungimiranza che tutto travolge in nome del profitto, sarà protagonista di una spregiudicata ascesa economica. Attorno a loro si svolgono i grandi eventi della storia, le passioni e le vicende minime di una folla di personaggi uniti dalla comune spiritualità ebraica, che sfociano in conflitti generazionali e talora nel distacco dalla tradizione dei padri. Introduzione di claudio magris.