Con inviata speciale jean echenoz torna alla narrazione pura, e insieme al noir e alla spy story, di cui è da sempre appassionato, mettendo la sua impareggiabile ironia e tutte le scintillanti risorse della sua scrittura al servizio della più affettuosa celebrazione. «ecco la persona, generale, ha detto objat. Senza rivolgerle la parola né tantomeno salutarla, il generale ha squadrato a lungo constance dalla testa ai piedi, con una rapida deviazione sul cigarillo. A constance era già capitato di essere scrutata in quel modo ma stavolta le è parso che l'esame non avesse intenti medici o libidici. Poi, voltandosi verso objat: ha ragione, ha detto bourgeaud, credo proprio che possa fare al caso nostro. «mi scusi, si è spazientita constance, ma di quale caso sta parlando| È semplice, ha risposto il generale, la manderemo a destabilizzare la corea del nord» trentaquattro anni, camicetta azzurra attillata, pantaloni skinny antracite, corto caschetto alla louise brooks – in una parola, incantevole. È così che ci appare constance, poco attiva e poco qualificata, ma in compenso duttile, molto incline alle disavventure sentimentali e misteriosamente capace di scatenare, con la sua morbida svagatezza, l'imprevedibile. Una quindicina di anni fa, fra l'altro, constance è stata l'interprete di un successo planetario, excessif, una di quelle canzoni che fanno ballare il mondo intero, dalla lapponia allo yemen, e assicurano a chi le compone – nella fattispecie il suo ex marito, lou tausk – un'esistenza oziosa e dorata. Una canzone che tutti ricordano ma che continua a essere popolarissima, guarda caso, fra gli apparatcik della corea del nord, incluso uno dei consiglieri più influenti del leader supremo, gang un-ok. Giovane, charmant, educato in svizzera e presumibilmente aperto al dialogo con l'occidente, gang è insomma il bersaglio ideale del languido fascino di constance, che dopo varie, e per noi irresistibili, peripezie finirà – agente segreto suo malgrado – in una opulenta villa di pyongyang con la missione quanto mai rischiosa di sedurre gang, e destabilizzare la corea del nord. Con inviata speciale jean echenoz torna alla narrazione pura, e insieme al noir e alla spy story, di cui è da sempre appassionato, mettendo la sua impareggiabile ironia e tutte le scintillanti risorse della sua scrittura al servizio della più affettuosa celebrazione: «sabotare per espandere, potrebbe essere il mio slogan» ha del resto dichiarato. Quel che è certo è che seguendo constance da parigi alla creuse alla baia di wonsan, dov'è ormeggiato lo yacht di kim jong-un, ritroveremo, miracolosamente, l'euforia della lettura.