Alla fine del 1928, l'economia degli stati uniti viveva un momento di grande euforia: la borsa andava a gonfie vele, le azioni crescevano, il denaro correva a fiumi. Di lì a pochi mesi quel mondo di carta e di illusioni sarebbe crollato come un castello di sabbia, distruggendo patrimoni, obbligando migliaia di industrie a chiudere, gettando sul lastrico milioni di famiglie, provocando all'interno degli usa una migrazione selvaggia di milioni di disperati in cerca di lavoro con le loro famiglie. In questo libro john k. Galbraith racconta che cosa determinò quei tragici giorni.
Dal ruolo della schiavitù nell'antica grecia al 'comunismo' di platone; dall'organizzazione feudale alla rivoluzione industriale; da karl marx alla grande depressione degli anni trenta, fino allo sviluppo del mercato globalizzato nel secondo novecento: in questo testo john k. Galbraith dimostra con sorprendente chiarezza che non si può comprendere il funzionamento dell'economia contemporanea senza conoscerne la storia, perché le teorie e le scelte economiche sono sempre un prodotto dei tempi e dei luoghi in cui nascono e si sviluppano. Accompagnando il lettore attraverso curiosi aneddoti e la lucida analisi di grandi temi - dalla distribuzione del reddito alla disoccupazione -, l'autore porta alla luce l'intreccio ineliminabile che lega questioni economiche, politiche e sociali. E spiega che l'economia non può essere socialmente neutra: ha sempre il potere di determinare, nel bene e nel male, la vita di una nazione e dei suoi cittadini.