La vera storia della famiglia che progettò l'orrore dei campi di concentramento nazisti. «karen bartlett descrive con dovizia di particolari il modo in cui un'ordinaria impresa manufatturiera divenne il perno della produzione di strumenti di morte, incurante del fatto che fosse un business disumano. Una lettura dura ma necessaria» – jerusalem post «la storia della famiglia topf, magistralmente raccontata dall'autrice, è un perfetto esempio di come hannah arendt avrebbe descritto la banalità del male» – the jewish chronicle «una storia, quella della famiglia topf, che fa venire i brividi per l'ordinaria quotidianità con cui il male era perpetrato. L'inchiesta dell'autrice toglie ogni dubbio sul fatto che l'azienda operasse sotto la minaccia dei nazisti: la normalità con cui le macchine di morte venivano create è una delle tante immagini inquietanti raccontate in questo libro» – publishers weekly questa è la storia scioccante di come furono creati i forni crematori e perfezionate le camere a gas che permisero l'eliminazione di milioni di persone durante l'olocausto. Alla fine dell'ottocento, la topf & figli era una piccola e rispettata azienda a conduzione familiare con sede a erfurt, in germania, che produceva sistemi di riscaldamento e impianti per la lavorazione di birra e malto. Negli anni trenta del secolo scorso, tuttavia, la ditta divenne leader nella produzione di forni crematori e, con l'avvento della seconda guerra mondiale, si specializzò nella produzione di forni 'speciali', destinati ai campi di concentramento. Durante i terribili anni dell'olocausto, la topf & figli progettò e costruì i forni crematori per i campi di auschwitz-birkenau, buchenwald, belzec, dachau, mauthausen e gusen. Gli uomini che concepirono queste macchine di morte non furono ferventi nazisti mossi dall'ideologia: a guidare i proprietari e gli ingegneri della topf & figli furono piuttosto l'ambizione personale e piccole rivalità, che li spinsero a competere per sviluppare la migliore tecnologia possibile. Il frutto del loro lavoro riuscì a superare in disumanità persino le richieste delle ss. Ed è per questa cieca dedizione al lavoro che i fratelli topf passarono alla storia con infamia. Il loro nome è ancora impresso sulle fornaci di auschwitz.
La vera storia della famiglia che progettò l'orrore dei campi di concentramento nazisti. «karen bartlett descrive con dovizia di particolari il modo in cui un'ordinaria impresa manufatturiera divenne il perno della produzione di strumenti di morte, incurante del fatto che fosse un business disumano. Una lettura dura ma necessaria» – jerusalem post «la storia della famiglia topf, magistralmente raccontata dall'autrice, è un perfetto esempio di come hannah arendt avrebbe descritto la banalità del male» – the jewish chronicle «una storia, quella della famiglia topf, che fa venire i brividi per l'ordinaria quotidianità con cui il male era perpetrato. L'inchiesta dell'autrice toglie ogni dubbio sul fatto che l'azienda operasse sotto la minaccia dei nazisti: la normalità con cui le macchine di morte venivano create è una delle tante immagini inquietanti raccontate in questo libro» – publishers weekly questa è la storia scioccante di come furono creati i forni crematori e perfezionate le camere a gas che permisero l'eliminazione di milioni di persone durante l'olocausto. Alla fine dell'ottocento, la topf & figli era una piccola e rispettata azienda a conduzione familiare con sede a erfurt, in germania, che produceva sistemi di riscaldamento e impianti per la lavorazione di birra e malto. Negli anni trenta del secolo scorso, tuttavia, la ditta divenne leader nella produzione di forni crematori e, con l'avvento della seconda guerra mondiale, si specializzò nella produzione di forni