Immaginate un villaggio ai confini del mondo, dukana: una chiesa, i vecchi che snocciolano storie, le donne che fanno i lavori pesanti. A dukana vive mene, aspirante autista di pulmini, con la madre. A dukana nessuno sa niente: tutti sentono alla radio di un governo che è cambiato e di cui conoscono solo funzionari e poliziotti corrotti, che si pappano mazzette per ogni cosa. Tutto scorre lento e lieto. Mene conosce agnes, con più tette che anima, e la vuole sposare, e tutto sembra andar bene finché non si comincia a parlare di nemico, di casini nella nazione, finché non arrivano sozasoldati a requisire cibo e reclutare gente. Per un giovane fare la guerra è una gran cosa, bisogna cacciare il nemico perché nel paese manca il sale, e lui deve proteggere la moglie. E così mene diventa sozaboy, veste l'uniforme, prende ordini senza capire perché fa quello che fa, e va al fronte. Ma la guerra è un brutto affare, ci sono sozacapitani che ti fanno bere la piscia, aerei che cagano bombe che uccidono. E così mene scappa, conosce la prigionia, passa nelle file del nemico, lascia tutto per cercare la mamma e la sposa, per tornare a dukana, perché ha capito che la guerra è una cosa senza senso. Questo è un assaggio del mondo che saro-wiwa tratteggia in questo romanzo del 1985, ispirato alla guerra del biafra che devastò la nigeria dal 1967 al 1970.