Budapest, estate 1957. Sofia ha undici anni e non riesce a capire il difficile mondo dei grandi intorno a lei. Timida e impacciata, studentessa mediocre e delusione continua per sua madre, sofia aveva un buon rapporto solo con il padre, giovane medico stroncato da un infarto. 'ditelo a sofia' sono le sue ultime parole, che diventano per la ragazzina un'ossessione. 'ditelo a sofia'; ma cosa? Il desiderio spasmodico di conoscere l'ultimo messaggio del padre la spinge sulle tracce dell'unico testimone che era in ambulatorio in quel momento, il terribile signor pongráz, l'anziano usciere della sua scuola. L'uomo nasconde, dietro la rabbia, un doloroso segreto, sofia vede gli errori degli adulti, ma non giudica e cerca qualcuno che le voglia bene per quello che è. Insieme, l'anziano scontroso e la bambina troppo sensibile, cercheranno risposta alla loro silenziosa domanda d'amore.
'perdere la giovinezza è terribile, non per ciò che viene tolto, ma per qualcosa che viene dato. Non è la saggezza, né la serenità, né la lucidità, né la pace. È la consapevolezza che l'insieme si è dissolto', scrive magda szabó. Ed è questa lenta dissoluzione che racconta, incrociando i destini di tre famiglie di budapest - i biro, gli held e gli elekes - che, prima della guerra, abitano in case vicine in via katalin. Le ragazze elekes, iren e blanka, ed henriette held sono follemente innamorate di balint biro, ma ognuna di loro sa che balint è solo per iren. Il paradiso in cui credono di vivere si trasforma in inferno quando gli held vengono deportati e la loro figlia henriette, inizialmente nascosta dai biro, viene uccisa da un soldato. La tragedia è per i sopravvissuti il preambolo di una lunga deriva in cui sfilano tutti i demoni dell'ungheria comunista del dopoguerra. Come affrontare la vita in tali tormenti?
Quando muore il marito vince, un giudice che durante gli anni del fascismo ungherese aveva subito gravi torti, la vecchia signora szocs si ritrova completamente sola nella modesta casa di famiglia nella campagna ungherese. È allora che la figlia iza, una dottoressa di successo che vive sola nel rigore di budapest, decide di portare la madre a vivere con sé. Ma nella nuova casa, perfetta e confortevole come vuole la posizione di iza, la signora szocs non si trova affatto a suo agio: tutto è troppo freddo e senza vita, proprio come iza. E così, a poco a poco, la fragile donna si chiude in un mutismo impenetrabile, affievolendosi inesorabilmente fino al giorno in cui non decide di ritornare al suo villaggio per compiere un gesto inatteso e liberatorio.
Anni '50: in una città di provincia ungherese, debrecen, in un cupo e freddo giorno invernale, una famiglia si prepara all'annuale uccisione del maiale e al conseguente banchetto. Conosciamo la storia del matrimonio di jános e paula, il passato delle loro famiglie e scopriamo un segreto che porta alla morte ma nello stesso momento alla rinascita.
Anni '50: in una città di provincia ungherese, debrecen, in un cupo e freddo giorno invernale, una famiglia si prepara all'annuale uccisione del maiale e al conseguente banchetto. Conosciamo la storia del matrimonio di jános e paula, il passato delle loro famiglie e scopriamo un segreto che porta alla morte ma nello stesso momento alla rinascita.
Due donne che tutto separa, due vite diverse che si scontrano. Magda szabò descrive la strana relazione che per vent'anni è intercorsa tra lei e la sua donna di servizio. Una donna ruvida, senza età, con i suoi principi e bizzarrie, riservata, e con dei segreti nascosti gelosamente dietro la 'porta' eternamente chiusa. Se tra il marito di magda e la donna c'è subito simpatia, viceversa tra le due donne la relazione è imprevedibile, fatta di litigi, riconciliazioni, di non detto. Poco a poco il loro rapporto si distende, emerence si vota alla narratrice, il loro legame diventa esclusivo, esigente.
In un angolo del cortile della casa di debrecen in cui magda szabó visse per molti anni, c'era un vecchio pozzo ricoperto ormai da lungo tempo. Era un luogo al quale la bambina non poteva avvicinarsi e che per questo esercitava un fascino particolare. Le alterne vicende della vita e della storia condussero poi la scrittrice lontano dalla città natia, nella casa andarono a vivere altri inquilini, il cortile fu frequentato da gente sconosciuta. Ma non per questo l'incanto di quel posto si fece meno intenso: il vecchio pozzo non era più una minaccia, anzi, le sue misteriose profondità custodivano vivi e intatti i frammenti dell'infanzia che la donna ormai adulta e famosa poteva richiamare alla memoria a ogni nuova visita. Appaiono così i genitori, due 'scrittori mancati' che tuttavia non rimpiansero mai di non avere consacrato tutta la vita all'arte e diedero alla figlioletta un'educazione particolare tutta intrisa di solidi valori e antichissima cultura; emerge debrecen, la città in cui il vento era più autentico, l'acqua più buona, le stelle più luminose, fanno capolino il natale, gli animali, il paesaggio, gli antenati, la scuola, i giochi dell'infanzia. Accostandosi, come una novella alice, a quel pozzo, che è allo stesso tempo cifra dell'infanzia e del suo mondo interiore, capitolo dopo capitolo magda szabó ci svela l'origine di un'esistenza artistica fuori dal comune.
È un lungo sfogo, crudele e pieno di astio, quello con cui eszter, fra le più affermate attrici teatrali nell'ungheria del secondo dopoguerra, si rivolge a lórinc, il grande amore della sua vita. Astio che ha motivazioni antiche perché eszter è figlia di due persone legate da una passione profonda, ma proprio per questo esclusiva ed escludente; perché pur di origini aristocratiche e di vecchia cultura mitteleuropea la famiglia è poverissima e lei subisce tutte le frustrazioni legate a questa condizione; perché, infine, la sua compagna di scuola e di giochi è angela graff, incarnazione di tutto ciò che lei non è - bella, amabile e soave - e di tutto ciò che non può avere: una famiglia ricca e armoniosa, un fratello eroe, vestiti decenti, scarpe comode (non quelle tagliate in punta ereditate dalla zia irma). E su angela che si concentrano l'odio e la gelosia di eszter: sentimenti tanto radicati da indurla a compiere azioni moralmente inaccettabili, come quando dal giardino della compagna porta via un giovane capriolo da lei teneramente amato e ne provoca - chi sa quanto inavvertitamente - la morte. Sarà cosi per tutta la vita: perché quando eszter, ormai famosa, si innamora, lo farà proprio del marito della candida angela che non comprende niente, non vede niente, non si accorge neanche per un istante come la sua 'amica' provi l'incessante bisogno di vederla soffrire e non riesca a reprimere il desiderio di ucciderla.