'È hashish. Dà fuoco all'immaginazione': così disse il poeta albert samain quando lesse le 'vite immaginarie', ventitré 'percorsi di vita', brucianti di rapidità, dove incontriamo personaggi illustrissimi, come empedocle o paolo uccello o petronio, e gli ignoti destini di katherine, merlettaia nella parigi del quattrocento, o del maggiore stede bonnet, 'pirata per capriccio', o degli impeccabili assassini burke e hare - e tutti circondati dalle folle senza nome di mendicanti, criminali, prostitute, mercanti ed eretici che abitano la storia. È vano, come pure in borges, tentare di discriminare il vero e l'immaginato in queste superfici splendenti, perché tutto vi è visionario e segretamente unito in una sola catena, a dimostrare le parole di schwob secondo cui 'la somiglianza' è 'il linguaggio intellettuale della differenza' e 'la differenza. Il linguaggio sensibile della somiglianza'.