Ricciotti chiusoli ha fatto la guerra e ne è uscito vivo. Suo fratello candido è morto mentre collaborava con la resistenza, i suoi zii hanno dovuto espatriare perché ebrei, il suo migliore amico, il padre che non ha avuto, era il podestà fascista di bologna, leandro arpinati, ed è stato giustiziato. Ma la vita si sconta vivendo e ricciotti, per il quale la gioia è il sentimento della realtà, venduta l'azienda agricola di famiglia allo zio ebreo rientrato in patria, decide di seguire una vecchia passione per i motori e apre la prima rivendita di alfa romeo in emilia-romagna. L'uomo è capace, allegro, ha i contatti, e a casa è felice: ha una moglie, tre figli, e il cibo non manca. Così, nei primi anni cinquanta, la commissionaria chiusoli diventa il centro di un mondo – il nostro – in piena espansione economica. La modernità e la velocità portano a case comode e palazzi, portano a ferrovie e strade. E dopo aver fatto le strade, ci vogliono le macchine per percorrerle. È allora naturale che, una volta cresciuti, i suoi figli lo affianchino nell'attività di famiglia, mentre l'italia si appresta a addentrarsi in un nuovo periodo cupo, fatto di attentati e rapimenti: è proprio il terzogenito di ricciotti, che porta lo stesso nome dello zio partigiano, a venire travolto dai nuovi conflitti che scuotono l'italia degli anni di piombo, quando il terrorismo fa sentire la propria voce alzando in maniera inesorabile la posta in gioco.