Questo libro è un viaggio straordinario, proprio nel senso in cui lo erano quelli di jules verne «intelligenza artificiale e nanotecnologie applicate al corpo umano ci renderanno migliori. I transumanisti prevedono l'azzeramento della vecchiaia e l'interazione tra persone e macchine. Il saggista mark o'connell esplora il loro mondo» - robinson, la repubblica «la cosa funziona così. Siete distesi su un tavolo operatorio, perfettamente coscienti, ma per il resto del tutto insensibili ne incapaci di muovervi. Una macchina umanoide appare al vostro fianco e si accinge al suo compito con movenze da cerimoniale. Con una rapida sequenza di gesti, asporta un'ampia sezione ossea dalla parte posteriore della vostra scatola cranica, per poi posare con cautela le sue dita sottili e delicate come zampe di ragno sulla superficie viscida del cervello. A questo punto, potrà capitarvi di avere qualche perplessità sulla procedura. Dimenticatevela, se potete. Siete troppo in là, ormai: non c'è modo di tornare indietro. » tutto quanto o'connell racconta sembra frutto di una fantasia vagamente allucinata. Solo che non lo è. I cilindri d'acciaio nel capannone criogenico vicino all'aeroporto di phoenix contengono davvero i primi corpi umani in attesa di risvegliarsi in un futuro simile all'eternità. Ray kurzweil, uno dei cervelli di google, inghiotte davvero 150 pillole al giorno, convinto di vivere a tempo indeterminato. Elon musk o steve wozniak sono serissimi quando dichiarano che di qui a poco la nostra mente potrà essere caricata su un computer, e da lì assumere una quantità di altre forme, non necessariamente organiche. Sì, il viaggio di o'connell fra i transumanisti - fra coloro che sostengono che, nella singolarità in cui stiamo entrando, i nostri concetti di vita, di morte, di essere umano andranno ripensati dalle fondamenta - porta molto più lontano di quanto a volte vorremmo. Regala sequenze indimenticabili, come la visita alla setta di biohacker che tentano di trasformarsi in cyborg. E apre uno dei primi, veri squarci sulla destinazione di una parte degli immani proventi accumulati nella silicon valley. 'che possibilità reali abbiamo di vivere mille anni? ' chiede a un certo punto o'connell a un guru del movimento, aubrey de grey. «qualcosa più del cinquanta per cento» si sente rispondere. «molto dipenderà dal livello dei finanziamenti».